17 novembre 2009

Chiedere l'amicizia

Sono caduto con il motorino mentre consegnavo le pizze. Stavo facendo un esercizio di rilassamento che mi ha consigliato Armenia. Mi ha detto Armenia quando mi monta il nervoso di chiudere gli occhi e visualizzare qualcosa di pacificante. Io avevo avuto un alterco con Lacazza, il pizzaiolo di Rapidopizza. Tutto era nato dal fatto che io avevo starnutito, e poi avevo detto "forse ho la suina". Lacazza era lì che impastava pizze, e mi fa: "Certo che hai la suina, è la tua fidanzata" ed è scoppiato a ridere che gli mancava l'aria. Io non l'ho capita subito, l'ho capita solo dopo un po', ma a quel punto ormai ero già sullo scooter che stavo consegnando le pizze, e ovviamente mi è montato il nervoso. Allora ho fatto come mi ha consigliato Armenia, ho chiuso gli occhi. Solo che non mi veniva da visualizzare niente di pacificante. Vedevo solo buio, e il buio non è pacificante. Poi mi è comparsa l'immagine di Lacazza impalato a una trave. Poi mi è comparsa la fica di Armenia. Poi niente, ho sentito un gran botto, ho aperto gli occhi e il botto ero io che mi ero schiantato con il motorino contro una macchina parcheggiata, io ero volato contro il parabrezza. Ho richiuso gli occhi pensando a qualcosa di pacificante, ma una voce mi ha costretto a riaprire gli occhi, era la voce del proprietario dell'auto.
- Ehi, ragazzo, ehi, che cazzo è successo?
- Sto cercando di visualizzare qualcosa di pacificante.
- LA MIA MACCHINA! SEI FINITO CON LO SCOOTER SULLA MIA MACCHINA!
Ho aperto gli occhi, non c'era verso.
- Non se la prenda. Vuole darmi la sua amicizia?
- Come?
Mi faceva male il collo. Ho cercato di scandire le parole.
- Vuole - darmi - la - sua - amicizia?
- Mi hai distrutto la macchina, stronzo! Non voglio la tua amicizia, voglio i tuoi documenti e i dati della tua assicurazione!
- Dove sono finite le pizze, hai per caso visto le pizze?
Lo scooter per fortuna andava ancora. Dopo aver espletato le formalità, ho raccattato le pizze dall'asfalto, le ho rimesse nei cartoni e le ho consegnate a chi di dovere. Chi di dovere era un tizio della mia età circa che abitava in centro.
- Che è successo alle pizze?
- Niente, perché?
- I cartoni sono distrutti.
- Non fermarti all'apparenza, amico.
- Non sono tuo amico. E poi cosa sono questi sassolini in mezzo alla pizza?
- Posso chiederti la tua amicizia?
- Ma vaffanculo. Chi ti conosce.
- Il mio nome è Jimmy Bandini. Posso chiedere la tua amicizia?
- Stai sanguinando, stronzo! Sei fuori di testa?
Non mi ricordo se mi ha dato la mancia o no, avevo le idee un po' confuse. Quando sono arrivato a casa c'era Armenia che stava leggendo Io Elettrodomestico, la sua rivista preferita.
- Santiddio, che ti è successo? - ha urlato vedendomi.
- I tuoi esercizi di visualizzazione sono pericolosi, lo sai? E poi chiedo l'amicizia a un sacco di persone ma nessuno me la dà, perché?
Comunque non ho la suina. E se anche fosse non me ne sbatte un cazzo.

9 novembre 2009

Chiudi gli occhi e apri la bocca

Quando ero piccolo giocavamo a "Chiudi gli occhi e apri la bocca", ogni volta io lo facevo, chiudevo gli occhi e aprivo la bocca, e ogni volta mi infilavano in bocca un sasso, una cartaccia, una caccola. Io aprivo gli occhi e sputavo, l'altro rideva. Dopo un po' arrivava qualcun altro e mi rifaceva la stessa domanda, e io, che sono furbo, so che di solito nei giochi l'obiettivo è spiazzare l'altro, credevano che io non l'avrei rifatto, ma io lo rifacevo invece, chiudevo gli occhi e aprivo la bocca, ha!, non se l'aspettavano mica. E mi infilavano in bocca un pugno di sabbia, una batteria scarica, una scarpa. Io aprivo gli occhi, e sputavo, loro ridevano. A quel punto praticamente tutti erano convinti che non ci sarei ricascato, ma io li fregavo sempre, e non appena ricapitava, io zac, chiudevo gli occhi, rizàc, aprivo la bocca, e stavolta mi aspettavo un cioccolatino, un pezzo di torta, una patatina. E invece regolarmente arrivavano insetti morti, foglie d'ortica, lamette da barba. Ma io non ho smesso di chiudere gli occhi e aprire la bocca, non potrei mai permettermi di perdere l'occasione buona la volta che capita, non mi farò trovare impreparato, prima o poi arriverà la cosa buona e saporita, dolce e inaspettata.
Ierisera quando sono tornato a casa ho chiesto a Eugenia di chiudere gli occhi e aprire la bocca. Lei in effetti ha sempre la bocca aperta, non c'è neanche da chiederglielo, è come me, la amo anche per questo. Anche se però lei gli occhi non li chiude, ce li ha sempre aperti, pure quelli. Però sono sicuro comunque che guarda da un'altra parte, per non rovinarsi la sorpresa. Insomma le ho detto di chiudere gli occhi e aprire la bocca e lei magari si aspettava che le avrei infilato il pene in bocca, perché di solito è così, e invece no, le ho fatto una sorpresa e le ho infilato in bocca la lingua. Con la punta della lingua ho sentito il sapore del mio sperma. Non me l'aspettavo. Il segreto, penso, è non aspettarsi le cose.

6 novembre 2009

Nei bagni della palestra dopo la Giornata della Rivincita

Ieri era il Giorno della Rivincita. Tutti giù nella palestra aziendale a vendicarsi sulle malefatte del Reparto Entropia. Alla fine avevo le mani rosse per gli schiaffi dati e male alle mascelle, credo per un attacco di bruxismo, che come mi ha spiegato Sanpietròli è quando digrigni i denti involontariamente.
Dopo, mentre ero nei bagni della palestra a scacquarmi la faccia con acqua fredda, è spuntata sulla porta Cinzia Pontesi, alias Penelope 5, aveva ancora le guance rosse per gli schiaffi, non tutti dati da me, sia chiaro.
- Ueilà - ho detto, con la faccia ancora bagnata. Ueilà è un saluto che mi sono inventato io. Contiene quattro vocali. Per renderlo perfetto dovrei ancora aggiungere una "o", ma non so ancora dove piazzarla, se fare "uei-o-là" o "ueil-o-à", insomma ci sto lavorando.
- Volevo dirti una cosa - ha detto Penelope 5.
- Un po' di acqua fredda in faccia ti farebbe bene.
- Grazie.
- Cosa volevi dirmi?
- Ho intenzione di aderire alla Cassa Ibernazione.
- Ueilà, ueilà. Questa sì che è una notizia.
- Infatti sì.
Non mi ero ancora asciugato la faccia, gocciavo dal mento. Mi sono sentito tipo qualcosa, tipo strano.
- Hai già compilato il modulo per la richiesta? - ho chiesto.
- Non ancora, intendo farlo domani, dopodomani.
- Dovresti mettere del ghiaccio sullo zigomo destro.
- Grazie. Dovresti asciugarti la faccia.
Vaffanculo. Grazie questo e grazie quell'altro. Vaffanculo.
- Beata te che puoi.
- Che posso cosa.
- Aderire al programma. La Cassa Ibernazione.
Ha guardato da qualche parte sopra la mia testa.
- Non so. Magari tra due, tre, dieci anni mi sveglio che le cose sono diverse.
Non sapevo cosa dire, allora sono scoppiato a ridere.

2 novembre 2009

Qualcosa dentro la stampante

Da un po' di giorni la stampante non andava, probabilmente uno scherzo del Reparto Entropia, pensavamo tutti, ma nessuno si degnava di chiamare un tecnico, un classico. Stamattina però dovevo assolutamente stampare un documento, proprio non potevo rimandare questa cosa, allora ho ingollato un paio di TieniDuro Clebbino con un bicchiere d'acqua, poi mi sono alzato raccogliendo le forze, ero deciso a fare una cosa che non si fa mai, cercare di riparare da solo il guasto alla stampante, magari era solo un foglio incastrato nelle viscere di quel macchinario infernale, ce la potevo fare benissimo, cosa vuoi che sia, non riesco a chiudere questa frase.
Allora sono andato alla stampante. Ho aperto lo sportello antistante. Tirato un paio di leve. Sfilato un carrello. intrufolato la mano sotto alcune vaschette. Ho trovato uno sportellino, l'ho aperto. Ho seguito una canaletta. A quel punto non mi bastava più il braccio, allora ho infilato dentro lo sportello anche la testa e il busto. L'odore di inchiostro mi stava bollendo il cervello. Ho tirato un paio di leve, s'è aperta una botola. Procedevo a tentoni, perché non vedevo niente. Poi ho estratto un rullo, scansato una scansia, e alla fine ho afferrato...una mano.
Istintivamente ho urlato. Volevo ritrarre la mano ma adesso era l'altra mano a stringere la mia, me la stava stritolando. È arrivato numero 2.
- Che c'è? Che fai lì?
- C'è qualcuno qua dentro! Qualcuno mi ha afferrato una mano!
- Qualcuno dentro la stampante?
- Aiutami!
- Vuoi che chiami il tecnico?
- Ma che tecnico! Aiutami a tirarlo fuori.
Numero 2 si è piegato e a cominciato a tirarmi per l'altro braccio. Rumori orrendi di ingranaggi e stritolamenti. Alla fine ne è uscito un tizio in salopette blu, coi capelli color ciano.
- E tu chi sei? - abbiamo chiesto io e numero 2, unisoni.
Era il tecnico della stampante. Era incastrato da 3 giorni dentro la stampante.
- Come hai fatto a sopravvivere? - ha chiesto numero 2.
- Restando fermo - ha detto lui.