26 marzo 2009

Il controllo delle menti

Ieri in pausa pranzo ero alla mensa Clebbino con gli altri creativi. Io ho preso un primo Clebbino con un contorno Clebbino. Durante il pranzo abbiamo parlato di cose che non lasceranno nessuna traccia, polvere cosmica. Però uscendo dalla mensa io avevo ammucchiato dentro di me dell'astio nei confronti dei miei colleghi e poi avevo l'oscura sensazione di essere loro succubo, allora per ribaltare la situazione, uscendo dalla mensa sotto il sole verticale delle due del pomeriggio, ho deciso di dare a me stesso una prova del mio potere su di loro, di indurli a fare qualcosa che volevo io. Allora ho deciso che tutti immediatamente avrebbero estratto nello stesso istante i loro cellulari. È stato facile, non ho neanche dovuto dire niente, mi è bastato approfittare del momento di silenzio generale all'uscita dalla mensa ed estrarre il mio cellulare e fingere di controllare se avevo ricevuto un messaggio. Subito, come ad un comando invisibile, tutti hanno fatto la stessa cosa, hanno estratto i loro cellulari per controllare se avevano ricevuto dei messaggi, o forse neanche per quello, forse solo per riflesso condizionato. È un giochetto che funziona sempre, provatelo.
- Cazzo ridi, Bandini? - mi ha chiesto Creativo n.2, ripiegando su se stesso il suo cellulare.
Io non ho risposto e una felicità postprandiale mi si è attaccata addosso come una ruggine.

24 marzo 2009

Ascensione, incursione, pianificazione

Entro nell'ascensore, mi giro verso l'uscita.
Le porte stanno per chiudersi ma una mano ne blocca la chiusura, e non è la mia. Io non sono abituato a interferire con i meccanismi automatici, tendo a evitare questa cosa per non creare pericolose interruzioni di automatismi. No, è la mano di una donna che non ho mai visto prima, che si intrufola nell'ascensore.
- Che piano, signora?
- Quarto, grazie.
- No, signora.
- Come, no?
- Non volevo dire a che piano va. Volevo dire che piano ha.
- Che piano ho?
- Sì, qual è il suo piano? Perché ha interferito con la chiusura automatica? Dove vuole arrivare?
- Lo sa benissimo dove voglio arrivare, voglio arrivare al quarto piano, come lei.
- E lei che ne sa che vado anche io al quarto piano?
- Perché io so cose che lei finge di non sapere.
- Ah sì? E visto che sa a che piano vado, sa anche che piano ho?
- Non me ne importa un tubo del piano che ha.
- E fa bene a non importarsene, perché comunque è un piano segreto e lei non deve saperne niente.
- Fantastico. Siamo al piano, mi fa uscire? Permesso.
- Come, siamo al piano? Non abbiamo nessun piano insieme, non che io sappia.
- No, non abbiamo nessun piano insieme, però abitiamo allo stesso piano, e adesso vorrei uscire per andare a casa mia. Permesso e permesso.
- Lei vuole confondere le acque. Lei spera che io mi tradisca. Chi la manda? Voglio sapere chi la manda!
- Si sposti e mi faccia uscire, altrimenti dovrò di nuovo bloccare la chiusura delle porte!
- Ah, eccoci allora. Lei è una sabotatrice! Lei sabòta! Ecco il suo piano. Sabotare ascensioni.
- Io non sabòto, io abìto!

17 marzo 2009

Quando hai un attimo

Ho scoperto che ci sono corsi in città di tutti i tipi, corsi di consapevolezza vocale, corsi di icona levantina, corsi di formazione in doratura, corsi di impagliatura in paglia di Vienna, corsi di tantra del cuore, corsi per imparare a fare corsi. La mattina esco di casa con il cellulare in tasca, le chiavi di casa in tasca, le chiavi della macchina in tasca, il portafogli in tasca. Dentro al portafogli è pieno di tessere e tesserine magnetiche. Quando avevo otto anni uscivo di casa con me stesso e basta, non dovevo portarmi niente. Neanche le chiavi. Neanche i soldi, tanto non c’era niente da comprare, c’era solo da uscire a giocare e per uscire a giocare non servivano tessere magnetiche con o senza chip o soldi o chiavi di casa, per rientrare in casa bastava passare dal garage che era sempre aperto. Adesso che sono pieno di carte e chiavi e pure biglietti di visita miei e non miei, adesso con tutta questa roba non posso neanche giocare, allora a che mi serve mi chiedo. Poi un’altra cosa, per la quale non sto a scrivere un altro post: per dare più sapore alle pietanze volete sapere qual è il mio segreto? Arbre Magique. Quello alla fragola è ottimo con la crema gelato. Quello alla menta dà un tocco particolare al pollo alla cacciatora. È tutto direi.

12 marzo 2009

Sogno disurbano

Stanotte ho fatto un sogno, ho sognato che prendevo l'autobus e tutti i posti a sedere erano occupati, ma non importava perché io comunque dovevo scendere dopo poche fermate. E tuttavia un signore molto gentile si alzava per farmi sedere al suo posto, allora mi sedevo. Dopo pochi minuti mi alzavo e mi avvicinavo all'uscita per prepararmi a scendere, ma una signora seduta accanto all'uscita si alzava per farmi sedere. Io dovevo scendere alla fermata successiva, ma per non essere scortese mi sono seduto, ringraziandola. Non sono sceso alla mia fermata perché la signora era ancora sull'autobus e mi avrebbe preso per pazzo. Allora decidevo di aspettare che scendesse lei, per fortuna è scesa alla fermata successiva, così mi sono potuto alzare intenzionato a scendere alla fermata seguente, ma un ragazzetto vedendomi in piedi si è alzato per farmi sedere al suo posto. Non me la sono sentita di rifiutare, era stato così cortese, e così mi sono riseduto. Questa cosa è andata avanti per un po', io mi alzavo ma c'era sempre qualcuno che liberava il posto per farmi sedere, e così mi risedevo e non riuscivo mai a scendere dall'autobus, ormai l'autobus era lontanissimo da casa mia, si era lasciato la città alle spalle e ora stava viaggiando lungo un rettilineo che attraversava una campagna piatta e deserta. Io pensavo: adesso rimango seduto fino all'ultimo e non appena l'autobus si ferma mi catapulto fuori prima che qualcuno si alzi per farmi sedere al suo posto. Ma l'autobus andava, andava e non si vedeva nessuna fermata all'orizzonte.

10 marzo 2009

Avanti veloce

Ieri sera ho guardato la puntata registrata di "Criminali Buffi", avete presente, quella dove si raccontava la storia del lavoratore precario farabutto che riusciva a penetrare nelle aziende come stagista non pagato, il subdolo, e subito dopo con abnegazione iniziava un'asfissiante pratica di seduzione nei confronti di una collega assunta come dipendente, per poi ingravidarla e riuscire così a prendere il suo posto con un contratto di sostituzione maternità. Questo giochetto gli è riuscito per quattro cinque volte in aziende ogni volta diverse, lui naturalmente ogni volta si rifiutava di riconoscere la paternità di quei figli del precariato, ma poi è stato incastrato dall'esame del DNA ed è stato costretto a pagare gli alimenti ai suoi figli ed è finito in miseria e allora si è costituito confessando tutto.
Durante le interruzioni pubblicitarie mandavo avanti veloce, e più di una volta ho visto lo spot dello shampoo Clebbino, si vedeva una tizia infilarsi sotto la doccia e farsi appunto la doccia, insaponarsi la testa, poi sciacquarsi, tutto veloce.

5 marzo 2009

Sesta lettera di Ermete dalla Zona Deumanizzata

Oggi qua piove. Quando piove me ne sto sotto l'acqua con le mani in saccoccia e con la lingua di fuori, perché farmi piovere sulla lingua mi rilassa. Poi quando mi rompo il cazzo torno dentro. Certe volte ripenso a quando ero ancora in città e pioveva e giravo in macchina. Pioveva sul parabrezza e allora azionavo il tergicristalli, il mio tergicristalli aveva tre diverse velocità a seconda dell'intensità della pioggia, ma sai cosa, su tre velocità non ce n'era mai una giusta per la pioggia che faceva. Se il tergicristalli era troppo lento, allora il parabrezza si copriva subito di gocce e non ci vedevo più niente. Allora azionavo la velocità successiva, ma così era troppo veloce, non pioveva abbastanza per quella velocità lì e il tergicristalli grattava sul parabrezza, una roba da brividi. Ci sarebbe voluta una veloticà intermedia, ma sono sicuro che se anche ci fosse stata, non sarebbe comunque stata la velocità esatta, ce ne sarebbe voluta una intermedia tra questa nuova velocità e quella immediatamente successiva. Insomma non ci sarebbe stata pace mai. Non c'è mai pace nelle cose fatte dagli uomini, non sono mai precise alla natura, c'è sempre questa approssimazione che mi strozza le budella. Adesso che invece sono nella Zona Deumanizzata e non vado più in giro in macchina mi basta uscire quando piove e farmi piovere sulla lingua e mi sembra questo, mi sembra finalmente di aver trovato la giusta velocità, o la giusta lentezza. Non mi ricordo più cosa vol