25 settembre 2009

Ancora un pochino

Sono andato dal mio dentista per rifarmi un'otturazione che era saltata mentre stavo mangiando una barretta energetica Clebbino©. Sanpietròli, il mio dentista, aveva la faccia stanca, come uno che non dorme da giorni.
– Se li ricorda, i dentifrici col dispenser? – mi fa, mentre armeggia nella mia bocca.
– I gne gnescio? – faccio io.
– Una roba troppo anni ottanta, quei flaconi di plastica con quella specie di pistone che sparava fuori il dentifricio, non c'era niente da spremere, solo da premere un grilletto.
– Gni, enghé.
– Li odiavo, e infatti sono contento se sono spariti dalla circolazione, almeno credo che non ci siano più in circolazione, non mi è arrivato più nessun campione o dépliant di quei cazzo di dispenser. E sa perché li odiavo?
– Gno, unghé.
– Perché a me piace spremerlo, il tubetto del dentifricio. Con le mie mani.
– Ahio!
– Scusi, mi sono fatto prendere dal discorso. Dicevo, il piacere fisico di spremere il tubetto, ecco che cosa non avevano calcolato gli strateghi del marketing, gli psicologhi ergonomisti o chi cazzo ne so io.
– Uogno uogno af amb uhhn ojaa...
– E sa una cosa Bandini, noi ci conosciamo dai tempi della scuola, le voglio dire una grande verità. Le persone, sono come i tubetti di dentifricio quando alla fine sembra che non ci sia più dentifricio. Tu pensi che il dentifricio è finito, e invece schiacci, schiacci, e qualcosa esce fuori. E questo per altre due, tre, quattro volte, pensi che non ce ne sia più, ma spremi e spremi e un po' di dentifricio esce sempre. Le persone sono così, anche quando le hai spremute per benino e sembra che non ci sia più niente da spremere, in verità devi solo insistere, spremerle ancora un altro pochino, ancora un po', c'è ancora della roba da tirarne fuori prima di buttarli.
– Unk.
– Può sciacquare.
Io ho sciacquato. Poi ho guardato appesa sul muro bianco davanti a me la fotografia dello skyline di New York con le Torri Gemelle e tutto quanto.

2 settembre 2009

Nel giardino del re

Sono andato dal mio capo a chiedere un aumento.
- Ah, Bandini, siete voi.
- Vorrei un aumento, capo.
- Certamente, Bandini. Un aumento di che cosa? Siate più preciso. Un aumento di, lavoro?
- Lavoro? No, che lavoro. Un aumento di stipendio.
- Un aumento di stipendio, certamente. Un aumento di stipendio positivo o negativo?
- Un aum... come, positivo o negativo.
- Volete un aumento di stipendio positivo, o negativo?
- Capo. Non so come dire, voglio più soldi.
- Voglio, voglio, l'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re. Come si dice, Bandini? Si dice voglio?
- Per piacere.
- Ecco, andiamo già meglio.
- Per piacere, posso avere più soldi?
- Per piacere di chi?
- Mio, direi. Per piacere mio.
- Ma figuratevi, caro Bandini! Il piacere è tutto mio!
- Grazie. Ma, quindi?
- Quindi che?
- Me li date, più soldi in busta paga?
- Ma certamente. Li volete nella vostra?
- Nella mia che?
- Busta paga. I soldi in più, li volete nella vosta busta paga o in quella di un altro. Tipo per esempio, la mia.
- Oh no. No, nella mia, nella mia busta paga.
- Perché fate il difficile Bandini? Io sto cercando di venirvi incontro.
- Ah sì?
- Ah sì. Ah sì.
- Non vedo come potrei...
- Bandini, voi lo sapete com'è la situazione, no?
- Sì, sì, lo so, c'è la crisi
- PERDIO NON DICA MAI PIU' QUELLA PAROLA, È IMPAZZITO?
- Quale parola? Cri-
- MA STIAMO SCHERZANDO. MA DOVE VI CREDETE DI ESSERE.
- Ma -
- Questa è la Clebbino, signore caro. La Clebbino non è mai in quella parola lì. Le persone, sono in quella parola lì. Le altre aziende, sono in quella parola lì. I valori, sono in quella parola lì. Il mondo, è in quella parola lì. La Clebbino, no!
- Ma allora...
- E tuttavia, per solidarietà, anche la Clebbino ha pensato di ricorrere alla cassa integrazione. Perché noi non vogliamo umiliare nessuno. E anzi, presto partiremo con una coraggiosa campagna di licenziamenti a tappeto. Perché noi non stiamo con le mani in mano, noi non gozzovigliamo all'ombra degli allori solo perché fatturiamo come dei gesucristi in calore.
- Gozzovigliamo all'ombra degli allori?
- È una metafora, naturalmente. Una dieresi, si fa per dire.
- Dieresi?
- Ascoltate - se è una rassicurazione che volete, voi non verrete licenziato, ok?
- Ma io non sono neanche assunto, capo. Io non sono un dipendente. Io ho un contratto Co.Pro.Fa.G.O.
- Vedete la lungimiranza? Sapete una cosa, potete metterci la mano sul fuoco sacro dell'indignazione che voi non verrete mai, mai licenziato. Proprio per questo.
- È un po' difficile, visto che non sono assunto.
- Proprio per questo. Proprio per questo, certamente.
- Certamente. Per quanto riguarda l'aumento...
- Se riguarda l'aumento, non riguarda voi. Non complicatevi la vita.
- Io...
- Ma sì, diamoci pure dell'io. In fondo sono anni che lavoriamo insieme, fianco a fianco, io e io.