19 marzo 2010

Sabato arriva lentamente

Ieri ero a casa e ho messo su la cassetta puliscitestine, la mia hit preferita, quindici minuti di impercettibile fruscio che ogni volta mi commuove fino alle lacrime. La finestra era aperta, Domenico era sulla parete alle mie spalle e stava credo masticando una mosca, tipo chewing gum, Eugenia era stesa sul divano a faccia in giù, io ero in piedi davanti alla finestra, stavamo tutti zitti a farci avvolgere dal fruscio. Madonna che palle, ho pensato a un certo punto. C'era un'aria di sabato, un'aria sabatina e invece era solo, fammi pensare, giovedì.
– Sabato arriva lentamente. Mi ami? – ho chiesto a Eugenia, guardando fuori.
Eugenia non ha risposto. Era chiaro che no. Domenico ciancicava, tranquillo, non ancora in grado di capire dinamiche drammatiche. O forse siamo noi adulti a drammatizzare dinamiche pacifiche.
– Benissimo – ho detto. Ho chiuso la finestra, mi sono girato, ho afferrato Eugenia, le ho aperto la valvola e l'ho stretta in un abbraccio mortale. La valvola mi soffiava l'aria eugenica in faccia, era bello, come una carezza, la sua ultima carezza. Mentre Eugenia si sgonfiava mi chiedevo perché la maggior parte degli uomini sta con donne fatte per il 70% d'acqua e io invece mi sono sempre innamorato di donne fatte per il 90% d'aria.
Ho ripiegato la spoglia di Eugenia e l'ho messa in un cassetto.
– Ora sei orfano – ho detto a Domenico.
Domenico, ha mosso la coda.
I gechi hanno una loro grazia nello stare al mondo che gli invidio.

11 marzo 2010

Sfinterumanità

Ieri sono andato a cena da mio padre. Era solo.
– Non c'è Maya la giornalaia? – gli ho chiesto.
– Devi ogni volta specificare che fa la giornalaia? Conosciamo altre Maye?
– È che suona bene. Maya-la-giornalaia, Maya-la-giornalaia Maya-la-giornalaia Mayala-giornalaia maiala-giornalaia ma...
– Hanno ricoverato sua madre in ospedale, è andata da lei.
– È grave?
– Si fa tutto addosso.
Siamo stati zitti per un po'. Lui fissava il suo piatto senza mangiare. Io mangiavo senza fissare niente in particolare.
– Promettimi una cosa, Massimo – ha detto.
– Cosa.
– Quando perderò il controllo degli sfinteri, uccidimi.
– Di tutti e due?
- Eh?
– Di tutti e due gli sfinteri? Ti devo ammazzare quando ti cagherai e piscerai addosso, o solo quando ti cagherai addosso, o magari anche solo quando ti piscerai, addosso?
Mio padre ha bevuto un bicchiere d'acqua.
– Quando inizierò a cagarmi, addosso.
– Quindi il piscio è ammesso?
– Gesussanto. Sì.
– In caso di ano artificiale?
– Ma come ti viene – ok, sì. Sì!
– E in caso di aneurisma?
– Cosa?
Mi sono alzato dal tavolo e sono andato a prendere dal cassetto una matita e un foglio, poi mi sono riseduto. In tv piovevano decreti.
– Che cosa stai facendo? – ha chiesto mio padre.
– Meglio fare le cose precise. Quindi, cagarsi addosso: sì. Ano artificiale: sì. Aneurisma cerebrale?
– Be', se mi riprendo, accidenti?
– Hai ragione. Dobbiamo essere scientifici. Parliamo di invalidità. Che mi dici in caso di invalidità permanente del, uhm, 50%?
– Maledizione, no, al 50% non mi ammazzi.
– 67%?
– No!
– D'accordo, e 74%? Guarda che comincia a essere una cosa seria.
– Non ancora.
– 90%?
- Che cosa comporta un'invalidità al 90%?
– Ma non lo so. Fai a occhio, dài.
– Non dovevamo essere scientifici?
– Ok, metto un punto interrogativo, accidenti. Demenza senile?
– Non ho più fame, accidenti a te.
Mio padre ha allontanato il piatto. Io ho messo via il foglio. Ma non l'ho buttato: l'ho piegato in quattro e l'ho messo nel portafoglio. Abbiamo guardato al tg la notizia di una signora che ha adottato un paramecio e l'ha chiamato Holly.

5 marzo 2010

Scontro di civiltà / 2

Ieri mi ha telefonato Bilal.
- Devi venire subito a kebizzeria, Bandini.
- Vuoi farmi provare la tua ultima specialità?
- No, emergenza.
- Emergenza di che?
- Emergenza religiosa.
- Religiosa di che?
- Prete vuole scagliare maledizione su mio negozio.
- Arrivo.
Sono corso al negozio di Bilal, c'erano Bilal e un prete in un corpo a corpo, il prete impugnava l'aspersorio, Bilal impugnava il braccio del prete che impugnava l'aspersorio.
- Ma che succede? – ho chiesto io.
- Questo prete vuole fare maledizione! – ha detto Bilal.
- Padre? – ho detto, rivolto al prete.
– Ma quale maledizione, voglio soltanto benedire il negozio di questo infedele – ha detto il prete, ansimando nel corpo a corpo.
Sono intervenuto a dividerli.
- Bilal, non è una maledizione, è una benedizione, capisci? Vuole solo benedire il tuo negozio, cristo.
- Non bestemmiare! - ha detto il prete puntandomi minacciosamente con l'aspersorio.
- Mi scusi – ho detto io.
– Benedire? Cosa c'è dentro arma? – ha detto Bilal.
– Non è un'arma, serve per benedire, dentro c'è acqua benedetta – ha detto il prete.
– Cosa è acqua benedetta – ha chiesto Bilal.
Il prete ha guardato me.
– È acqua... acqua santa. Insomma, c'è tipo dentro lo Spirito Santo – ho farfugliato, guardando il prete.
– Cosa è Spirito Santo – ha chiesto Bilal, che quando ci si mette è un gran rompicazzo.
Il prete ha guardato di nuovo me. Mi sembrava di essere al catechismo.
- Lo Spirito Santo è... lo Spirito Santo è... amore. Tipo. - ho detto, cercando di non guardare il prete.
- Amore? Come, amore? Prete vuole spruzzare viagra in mio negozio? – ha detto Bilal.
– No, no, che viagra, ah ah padre ha sentito, non è viagra Bilal, cristo santo Bilal - ho detto io.
– Ho detto non bestemmiare! – ha urlato il prete, schizzandomi addosso acqua santa.
- AAAAAAAAAHHHH – ho urlato io, che l'acqua santa mi era finita in un occhio.
- Senti come urla! Bandini è demonio. Bandini Asura! Prego Kalika! Aum Kreeng Kreeng Kreeng Hoong Hoong Hreeng Hreeng
Dakshina Kalike Kreeng Kreeng Kreeng Hoong Hoong Hreeng Hreeng Swaha! – ha urlato Bilal.
- Ma quale demonio, Bilal! Che cazzo padre, proprio nell'occhio – ho detto io.
- Cosa c'è in tuo occhio Bandini! um Kreeng Kreeng Kreeng Hoong Hoong Hreeng Hreeng
Dakshina Kalike Kreeng Kreeng Kreeng Hoong Hoong Hreeng Hreeng Swaha! - ha continuato a farneticare Bilal.
– Perché osservi il bruscolo che è nell’occhio di tuo fratello, e non scorgi la trave che è nell’occhio tuo ? – ha urlato il prete a Bilal, schizzandogli in faccia acqua santa.
– HAHHHHHHHHHH!!!! bruciaaaa!!!! – ha urlato Bilal.
– Ma che cazzo dici, non farti suggestionare, è solo acqua – ho detto a Bilal.
– Che hai fatto prete! Viagra in mio occhio! Brucia! Brucia! Aum Kreeng Kreeng Kreeng Hoong Hoong Hreeng Hreeng
Dakshina Kalike Kreeng Kreeng Kreeng Hoong Hoong Hreeng Hreeng Swaha! – ha urlato Bilal, rotolandosi in terra. Il prete ha cominciato a farsi il segno della croce, sconvolto.
– Bene, io vado. La pace sia con voi – ho detto, e sono uscito.

1 marzo 2010

Mai più controversie condominiali

Armenia ha la lavastoviglie e quando sono da lei, mi incanto sempre ad ascoltare la lavastoviglie in funzione. Fa questo rumore di bufera tiepida, e mi immagino lì dentro i piatti i bicchieri le posate le pentole le padelle irrorati da questi getti schiumosi, le stoviglie sono lì a farsi la doccia tutte insieme, penso, e mi viene una tenerezza, un lieto torpore. È bello questo rito di purificazione collettivo, e infatti poi le stoviglie le vedi sempre andare d'accordo, anche quando provengono da servizi diversi, finiscono sempre per trovare un equilibrio, un'armonia tutta loro. Invece gli umani, no. Gli umani, (quasi) mai. Forse perché, penso allora, non si fanno la doccia insieme. Per dire, se tutti gli abitanti di un condominio, invece di farsi tante docce singole nei bagni privati dei loro appartamenti privati, quotidianamente, mettiamo giusto prima di cena, si facessero tutti quanti la doccia insieme in una sala docce condominiale realizzata all'uopo, come dentro una lavastoviglie, avremmo, oltre a un notevole risparmio d'acqua e di energia, anche un condominio più armonioso, e anche, presumo, condòmini più puliti. Non ci sarebbe neanche bisogno di fare la riunione condominiale, perché il rito della doccia condominiale concorrerebbe a instaurare la comunione d'intenti. Vecchi e giovani, studenti e coppie sposate, tutti insieme, nudi, a farsi la doccia. Che pace, che tepore, che profumo di limone.