È inutile. Io i film in 3D continuo a non capirne il senso. Maria Cecioni dice che la tecnologia tridimensionale serve a rendere le immagini più vere, più reali. Sì, ma allora anche le storie raccontate dovrebbero essere più reali. Non è che se io vedo un alieno blu in 3D penso “cazzo, ma è vero, è qui davanti a me”, no, penso semplicemente “toh, un alieno blu in 3D”. Lo stesso vale per i film d’animazione, a che mi serve che siano in 3D, praticamente sono dei cartoni animati tridimensionali, un cartone animato non sarà mai la realtà, neanche se ne avesse 4 o 5, di D. E allora? Allora, per coerenza, un film 3D dovrebbe rappresentare anche situazioni realistiche, situazioni in cui tutti si ritrovano quotidianamente, che ne so. Tipo essere in fila alla posta, in 3D. Tipo leccare lo zucchero sul fondo della tazzina di caffè dopo aver bevuto il caffè, in 3D. Tipo stare sul divano di casa a fare zapping in tv, in 3D. Tipo succhiarsi il dente per tirare via quel pezzetto di oliva che c’è rimasto incastrato, in 3D (questo è difficile, in effetti, ma la tecnologia prima o poi potrebbe arrivarci). Tipo anche vedere la spesa scorrere sul nastro mobile della cassa del supermercato, verso il lettore ottico, in 3D (molto suggestivo). Insomma cose così.
– Sì, ma allora chi ci andrebbe al cinema a vedere questa roba, non ci andrebbe nessuno – ha detto allora Lacazza.
– La tua teoria è un cane che si morde la coda per l’aia – ha detto Maria.
– Per l’aia? Per l’aia che c’entra? – ho detto io.
– Così dice il proverbio, Jimmy – ha detto Maria.
– Quello è menare il can per l’aia, che c’entra – ho insistito.
– E comunque non abbaia, quindi non vedo perché bisogna menarlo – ha detto Lacazza.
– Perché non abbaia, che c’entra questo adesso? – ho detto io, che stavo perdendo la pazienza.
– Perchè can che abbaia non morde, come dice il proverbio, ma siccome questo morde, allora non abbaia, e se non abbaia non c’è bisogno di menarlo, aia o non aia – ha detto Lacazza, l’indice infarinato alzato davanti alla faccia, con fare docente.
– No, questo è troppo. Questo è il colmo – ho detto io –, io non vi sopporto più. Io lo lascio, questo lavoro di merda. Basta, ora vado dal tabaccaio, compro un Gratta&Vinci, vinco 200mila euro e vi mando tutti affanculo.
– Fallo! Fallo, avanti! Sbruffone bandìnico! – mi ha sfidato Lacazza. Io sono uscito da RapidoPizza e sono andato dal tabaccaio di fronte, ho comprato un Gratta&Vinci, pensando vinco vinco vinco. Ho preso il Gratta&Vinci e ho riattraversato la strada sempre pensando vinco vinco vinco e sono tornato da RapidoPizza, sventolando il Gratta&Vinci davanti alla mia faccia. Mentre facevo tutto questo mi sentivo dentro un film 3D, realissimo, con tutte le cose che erano così reali che sembravano vere, tipo il Gratta&Vinci, era proprio davanti alla mia faccia, potevo toccarlo, anzi lo stavo già toccando, visto che lo tenevo in mano. Ho tirato fuori una moneta da 5 centesimi e ho cominciato a grattare l’argento dai pupazzi di neve pensando vinco vinco vinco. Poi ho cominciato a grattare gli alberi di natale, pensando vinco vinco vinco. Mentre grattavo Maria Cecioni e Lacazza stavano zitti, c’era una tensione tremenda, in 3D. Ho grattato l’ultimo albero di natale e ho gettato un urlo.
– Embè? – ha fatto Lacazza, col terrore in 3D dipinto sul volto.
– Yaaaaaaaaaaaaa – ho urlato io, saltando qua e là. Sono uscito fuori e ho dato un calcio allo scooter di RapidoPizza, scaraventandolo in terra. Sono rientrato in pizzeria e ho cominciato a sbattere le mani fortissimo sul banco del bar, facendo volare da tutte le parti i menù di RapidoPizza.
– Ho vinto! Ho vinto! 200mila euro! Che vi dicevo! Sono ricco! Ce l’ho fatta! Sono libero! Un uomo libero! Un uomo che da una vita lotta per diventare qualcuno e alla fine ci riesce in 3D! Non posso crederci! È fantastico! Me ne vado! Mi licenzio! Maria, dillo tu a tuo padre, che da oggi non lavoro più per RapidoPizza! Da oggi potrò realizzare il mio sogno, aprire la mia catena di InsalatoGelateria! Addio, me ne vado! È stato bello! Anzi, per un cazzo, è stato bruttissimo! A mai più! Addio Lacazza, vaffanculo a te e a tutta la tua famiglia! Ci rivediamo presto! Anzi mai più! Addio pezzenti! E la vostra pizza fa schifo! Schifo, fa! Ha!, che liberazione, poterlo finalmente dire! Addio, addio! – e ho infilato l’uscita di corsa e me ne sono andato, con il biglietto in mano, continuando a urlare di gioia. Non appena ho girato l’angolo, ho appallottolato il biglietto e l’ho buttato. Non avevo vinto un beneamato cazzo, e adesso sono nella merda.
In caso di bomba atomica
6 anni fa