3 agosto 2009

Il cazzo del presidente del consiglio

Certe volte quando non ho niente da fare e in televisione non c’è nessun film o fiction o programma d’intrattenimento o di approfondimento interessante, penso al cazzo del presidente del consiglio. Penso al cazzo del presidente del consiglio che pone la fiducia in parlamento. Al cazzo del presidente del consiglio che presiede agli eventi istituzionali. Al cazzo del presidente del consiglio durante il G8, a pochi metri dai cazzi degli altri capi di governo delle nazioni leader del pianeta. Al cazzo del presidente del consiglio che vola nell’aereo presidenziale. Al cazzo del presidente del consiglio mentre orina nel cesso di palazzo Grazioli. Al cazzo del presidente del consiglio dentro le fiche e i culi delle puttane, dentro le bocche delle amanti. Al cazzo del presidente del consiglio schiacciato nelle mutande nel sedile posteriore dell’auto blu, i testicoli contratti per il freddo dell’aria condizionata. Penso al cazzo del presidente del consiglio mentre si aggira sorridente tra le macerie di L’Aquila. Al cazzo del presidente del consiglio un po’ sudato, nel caldo dei faretti dello studio di Porta a Porta. Penso al cazzo del presidente del consiglio mentre parla coi suoi avvocati. Al cazzo del presidente del consiglio mentre parla ai suoi alleati di governo, mentre telefona ai suoi ministri. Al cazzo del presidente del consiglio mentre mostra ai suoi ospiti il suo mausoleo. Penso al cazzo del presidente del consiglio mentre compone i testi delle canzoni per Apicella. A volte questi pensieri sul cazzo del presidente del consiglio mi perseguitano per ore, per giorni, e mi aspetto sempre il giorno in cui il presidente del consiglio tirerà fuori il suo cazzo, davanti al pubblico di un convegno, davanti ai telespettatori, dopo la domanda importuna di un giornalista, dopo la conferenza stampa del governo, il presidente del consiglio tira fuori il cazzo e io dirò: eccolo qua, dunque. Tira fuori il cazzo, esplodono centinaia di flash tutti insieme.