27 gennaio 2016

Un altro che sta male

Sono andato dal medico perché mi faceva male un orecchio e pensavo di avere tipo un’otite. Dal mio medico si prendono i numerini come dal macellaio, chi ha il numero uno entra per primo e poi via via tutti gli altri. Sono arrivato allo studio medico alle 15.30 (l’orario di inizio è le 15), ho preso il numerino e avevo il 12, solo che nella sala d’aspetto c’era solo un’altra persona oltre a me.
– Lei che numero ha? - ho chiesto all’altra persona.
– E lei? – ha fatto quello, sospettoso.
– L’ho chiesto prima io.
– Già – ha convenuto di malavoglia il tizio, e poi ha bofonchiato qualcosa.
– Come?
– Il 10.
– Io il 12.
Il tipo si è illuminato.
– E tutti gli altri numeri? – ho detto.
Il tipo ha fatto misteriosamente girare il dito in aria. Io mi sono seduto, tenendomi l’orecchio. Dopo un po’ si è aperta la porta dello studio, ne è uscita una signora che sembrava soddisfatta, e da dentro il medico ha chiamato il numero 10. Il tizio allora si è alzato ed è entrato lui. Io ero piuttosto felice, perché il medico aveva evidentemente liquidato le prime nove persone in appena mezz’ora, e se il numero 11 non si fosse presentato prima dell'uscita del 10, sarebbe toccato a me. Ma avevo parlato troppo presto. Hanno cominciato ad arrivare alla spicciolata il 4, il 7, il 5, il 6, l’8 e addirittura il 3. Tutti mi hanno chiesto il mio numero, e quando hanno visto che avevo il 12, hanno fatto un sorriso di superiorità. Ma io avevo un asso nella manica, e me lo sono giocato subito.
– Già – ho detto, dopo che tutti mi hanno mostrato i loro numeri –, già. Ma dovete sapere che il medico ha appena chiamato il 10.
– E con questo? – ha detto il 4.
– Significa che dopo tocca all’11, e se l’11 non arriva, tocca a me; e significa che tutti voi che avete preso il numero e poi invece di aspettare e fare la fila siete andati a spasso, ora siete fuori gioco.
– Ma noi adesso siamo qua – ha detto il 7.
– Ma è troppo tardi – ho detto io.
– Ma lei dove crede di essere – ha detto il 3 – dal macellaio? Siamo dal medico, non al supermercato. Qua si tratta di salute, sa, signore? Non siamo pezzi di carne, siamo esseri umani.
Io sono rimasto interdetto: che cosa c’entravano i pezzi di carne? Forse erano collegati all’esempio del macellaio? Ma dal macellaio mica facevano la fila i pezzi di carne, l’esempio era sbagliato.
– Guardi che ha sbagliato esempio – ho provato a dire.
– Non cambi discorso. Si dovrebbe soltanto vergognare – ha detto il 3.
– Ma dove andremo a finire – ha detto il 5.
– Se il medico è arrivato al 10, vorrà dire che tornerà indietro. Noi crediamo ancora nella sanità pubblica, giovanotto – ha detto l’8, che era piuttosto grosso, tipo un buttafuori in pensione.
– Ma –
– E finché la sanità resta pubblica, gli arrivisti come lei faranno la fila, come tutti gli altri.
– Ma –
– Qualcosa in contrario?
– Salve a tutti! – ha detto il numero 11, entrando in sala d’aspetto – che cosa mi sono perso?
Alla fine sono entrati tutti prima di me e quando il medico ha chiamato il mio numero, erano ormai le 17.45. Sono entrato e il medico mi ha guardato, con un’aria di disperazione.
– Salve dottore, io non mi sento molto bene, mi fa male quest’orecchio e non vorrei che –
– Eccone un altro che sta male e mi spara addosso i suoi malanni appena entrato – ha detto il medico.
– Ma –
– Lei ha male all’orecchio, quell’altro aveva la febbre, quell’altra la tosse catarrosa, quello prima a quanto ne so aveva il cancro, e io? Io? Io?
– Eh?
– Io come sto? Eh? Io come sto! Mai nessuno che me lo chieda! Mai nessuno che mi dica: “come sta, dottore?”. Anche io sono un essere umano, sa? Anche io posso ammalarmi. Ma a voi non vi frega niente, non è così? Individualisti del cazzo! Egoisti!
– E quindi che cosa vogliamo fare…
– Non facciamo proprio un cazzo, se ne vada! Per oggi io ho finito! Il dottore non sta bene e se ne va dal dottore pure lui! Arrivederci e grazie.
Così me ne sono tornato a casa con il mio mal d’orecchi. Avrei dovuto essere arrabbiato, non lo so, ma poi ho pensato che ti accorgevi di avere le cose solo quando ti facevano male: tipo le gambe, gli orecchi, lo stomaco. Poi ho pensato che se non avessimo niente, non ci farebbe male niente; e che quando non avremo più niente, più niente ci farà male.