21 aprile 2010

Ghiacciaio dei Monti delle Isole

Ho imparato il nome del vulcano islandese Eyjafjallajökull, quello che si è risvegliato dopo 187 anni creando una nube di cenere vulcanica che ha paralizzato i voli di mezza Europa. Eyjafjallajökull, poi, sarebbe il nome del ghiacciaio che copre il vulcano, non il vulcano. Il vulcano si chiama solo Eyjafjöll.
Ho pensato che mio malgrado conosco il nome di personaggi del tutto marginali e insignificanti, paparazzi che hanno fatto soldi ricattando personaggi dello sport e dello spettacolo i cui nomi a loro volta spesso conosco (i nomi, non i personaggi), nomi di attori e attrici di film di cui non ricordo il titolo, nomi di volti televisivi. E non avrei dovuto saper pronunciare il nome di un vulcano che ha oscurato il cielo e messo in ginocchio le compagnie aeree?
Anche io mi inginocchio a Eyjafjallajökull.
Ierisera prima di addormentarmi l'ho invocato mille volte, Eyjafjallajökull. La pronuncia giusta l'ho trovata su wikipedia, naturalmente.
Ripetendolo, la mia mente diventava sempre più nera e tutti quei nomi di personaggi insignificanti dentro la mia testa sono stati a poco a poco inghiottiti, ora esiste solo Eyjafjallajökull, Eyjafjallajökull, Eyjafjallajökull.

2 aprile 2010

Ridondare al parco

Ho messo la spoglia di Eugenia in una busta e sono uscito di casa, senza farmi vedere da Domenico, non che se mi avesse visto avrebbe dato in escandescenze o cosa, è uno tranquillo Domenico. Mentre con la macchina andavo verso la periferia est della città, ho pensato che non conoscevo le ultime volontà di Eugenia: avrebbe voluto essere sepolta? Cremata? Saponificata, come me? Non lo sapevo. Con la macchina mi sono fermato a un parco comunale che sta tra la città e la Zona Deumanizzata, in realtà non saprei ben distinguere dove finisce il parco e dove inizia la Zona Deumanizzata, dovrei star lì a guardare quanti licheni ci sono, e poi comunque in generale non è così facile capire esattamente dove finisce una cosa e dove ne inizia un'altra, il mondo non funziona così. Sono sceso dalla macchina con Eugenia nella busta. Stavo per gettare la busta in un cestino, ma poi ho visto un acquitrino, che forse un tempo era uno stagno. Difficile anche definire il punto esatto di passaggio da stagno ad acquitrino. Senza sapere bene perché ho tirato fuori la spoglia della mia ex fidanzata e madre di Domenico e ho cominciato a soffiare nella valvola. Poi ho chiuso la valvola e ho deposto la bambola gonfiabile sul praticello spelacchiato, coi piedi che toccavano l'acquitrino. Mi sono allontanato di dieci, dodici passi. Camminando stavo attento a non calpestare le merde dei cani. Ce n'era una che forse era di cavallo. Chissà come fanno i cavalli a soffiarsi il naso. Ho girato attorno a un albero due, tre volte. Cinque volte. Ho chiuso gli occhi, continuando a girare attorno all'albero. Poi ho aperto gli occhi e ho ripreso a camminare, mi veniva da vomitare. Camminando sono arrivato a una piccola pozza d'acqua, e c'era una donna, nuda!, che si bagnava i piedi nella pozza. Adesso non mi veniva più da vomitare, mi veniva d'amare.
Mi sono avvicinato a piccoli passi. Era bellissima, come assente, rapita.
– Ehilà – ho detto.
Lei mi ha tipo sorriso, ma forse no.
– Bella giornata – ho detto. Ho preso un sasso e l'ho lanciato nella piccola pozza. Volevo farlo rimbalzare, invece è colato a picco. Ma sono sicuro che, nel fondo della pozza, ha rimbalzato almeno dieci volte.
Ho chiesto alla donna nuda come si chiamava.
Ha detto che si chiamava Betsabea.
– È un bel nome con cui chiamarsi – ho detto io, che quando mi innamoro, mi incasino e parlo un po' così, ridondando.
Betsabea ha detto che mi aspettava.
Stavo per dirle: anche io ti amo, ma lei non mi aveva detto che mi amava, aveva detto che mi aspettava. Ma io le ho detto lo stesso: anche io ti amo. Che mi frega.
Lei mi pare che ha sorriso.
Mi sono tolto le scarpe e pure io ho messo i piedi nella pozza. La pozza puzzava un po' di marcio.
Ho pensato che per metterla completamente a suo agio dovevo spogliarmi pure io, ma avevo un po' freddo. Allora per farla ridere le ho infilato un dito nella fica.
Betsabea, ha una risata bellissima.