22 dicembre 2017

I terroristi

Secondo Ermete Dossi i terroristi dell’Isis hanno inondato il web di video virali di gattini e altre tipologie di video buffi. Lo avrebbero fatto per trasformare gli occidentali alla guida delle loro auto in inconsapevoli armi di distruzione di massa. Così facendo non hanno neanche più bisogno di martiri suicidi che si immolino per la causa: fanno tutto gli infedeli occidentali, che non riescono a resistere a quei video divertentissimi, e li guardano sui loro smartphone anche mentre camminano per strada e mentre guidano. E il risultato è che guardando video virali buffi di gattini si fanno fuori a vicenda trasformando le strade urbane in macellerie messicane.
– Ecco perché non ho uno smartphone, per rispondere alla tua domanda – dice, grattandosi con un dito sotto la benda da pirata l’occhio che non ha più.
– Come va con gli antidepressivi? – chiedo, preoccupato.
– Adesso ti faccio vedere come faccio la spesa.
Entriamo all’Esselunga. Lo seguo mentre si aggira per le corsie, e mi rendo conto che non ha preso carrelli o carrellini. Forse deve comprare poche cose. Ma lui non sta guardando i prodotti, cammina guardando le persone, come se cercasse qualcuno. Gli altoparlanti diffondono canzoni natalizie.
All’improvviso mi fa un cenno con il capo verso un ragazzotto con il naso appicciato allo schermo del suo telefono.
– Gattini virali – mi sussurra all’orecchio. Col suo passo piratesco gli si avvicina, poi, come se niente fosse, lascia cadere nel carrellino del ragazzo un pacco di pasta, una confezione di pelati, una confezione di parmigiano. Quello non si accorge di niente. Seguo Ermete che va alla cassa. Compra un pacchetto di chewing gum e una busta Esselunga.
– Non capisco – gli faccio.
– Gattini virali – ripete ridacchiando e si posiziona in un angolino tra le casse e l’uscita.
– Che stiamo facendo? – gli chiedo.
– Adesso aspettiamo.
Dopo un po', il ragazzotto arriva alla cassa e comincia a spostare macchinalmente le sue cose dal carrellino sul nastro trasportatore, continuando a guardare nel suo telefono. Poi infila in fretta e furia la spesa nella busta, paga e si avvia all’uscita con la sua busta della spesa, diretto verso di noi. Ermete fa un respiro profondo e si incammina verso di lui con il suo sacchetto Esselunga con dentro la confezione di chewing gum. Il ragazzotto sta di nuovo smanettando con il telefono e non si accorge di Ermete che gli va praticamente addosso, facendogli cadere la busta della spesa che si rovescia in terra. Ermete lascia cadere la sua, di busta.
– Oh che sbadato, scusami tanto, è colpa del mio occhio sai – dice Ermete. Il ragazzotto mugugna qualcosa, si piegano entrambi a raccogliere le cose sparse in terra.
Gli altoparlanti diffondono canzoni natalizie.
– Queste sono sue mi sa – dice quello, raccogliendo la pasta, i pelati e il parmigiano.
– Ah sì grazie, devono essere cadute fuori dalla mia busta. Grazie tante eh. E buone feste.
Usciamo dal supermercato, attraversiamo il parcheggio semivuoto, quanto sanno essere tristi i parcheggi dei supermercati?
– Hai visto? I terroristi ci hanno in pugno ormai – dice.

19 dicembre 2017

Una crisi religiosa

– Credo di avere una crisi religiosa – mi ha detto l’altro giorno mio padre al telefono.
– Arrivo subito – gli ho detto, e ho messo giù il telefono.
Be’, quasi subito. Prima dovevo finire di scoparmi Dolly. Per non essere costretto poi a pulirla ho eiaculato fuori, ma non è stata una buona idea. Lo sperma è finito sui riccioli lanosi di Dolly. Imprecando sono andato in bagno a lavarmi e sono andato da mio padre.
Appena arrivato ho suonato al citofono.
– Sono io. Che succede?
– Aspetta lì che scendo io. Mi accompagni dal ferramenta.
Siamo andati dal ferramenta. Mentre guidavo gli lanciavo delle occhiate, cercando di scorgere i segni della sua crisi religiosa. Mi sembrava perfettamente normale, quasi inespressivo, giusto un po' stanco, o forse solo più vecchio. I padri per darsi un tono ogni tanto invecchiano di botto.
– Guarda la strada quando guidi – ha detto lui.
Entrando in negozio gli ho chiesto che cosa doveva comprare: un decespugliatore? Una microsega a catena? Una smerigliatrice angolare? Dei tappi di sughero?
Senza rispondermi, ha chiesto al commesso se aveva delle calze natalizie.
Calze natalizie? Dal ferramenta? Come no, ho pensato.
Siamo tornati a casa sua con due calze natalizie XXL, rosse, con lucine led annesse. In casa c’era un ordine desolante. Nessun segno di Svetlana. Mio padre ha scostato una sedia dal tavolo e si è seduto.
– Allora, questa crisi religiosa? – ho detto, lasciandomi cadere sulla poltrona.
– Non imparerai mai a sederti come un adulto eh?
– Allora, questa crisi religiosa? – ho ripetuto, mettendo le gambe a penzoloni sul bracciolo della poltrona.
– È un po’ imbarazzante da dire. È solo che da qualche giorno non faccio che chiedermi: e se esistesse?
– Chi, Dio?
– Ma quale Dio.
Ha accostato la sua sedia alla mia poltrona, si è piegato in avanti e ha sussurrato: – Babbo Natale.
Sono scattato indietro come se mi avesse sparato con un fucile.
– Babbo Natale? Intendi dire proprio Babbo Natale, insomma Santa Claus?
Ha annuito, serio.
– Ma che cazzo stai dicendo. Insomma, quando ero piccolo chi era Babbo Natale? Eri tu, cristo. Ti mettevi quell'orrendo vestito che avevi comprato alla Standa, ricordi? Quindi non esiste Babbo Natale, esistono dei cogl.. dei buontemponi romantici che si vestono da Babbo Natale.
– Sì sì d’accordo, magari non esiste più. Magari hai ragione. Ma – e qui ha fatto una pausa significativa – e se fosse esistito in passato?
Non sapevo più come ribattere.
– E se un giorno – ha aggiunto, e gli tremava la voce per l’emozione – e se un giorno tornasse?
– Vado a casa. Ciao eh.
Sono tornato a casa mia. C'era un disordine desolante. Nessun segno di Domenico. C’era Dolly riversa sul tappeto. Aveva un grumo di riccioli sul groppone che sembrava come glassato.

12 dicembre 2017

La fotocellula

– Sai che cosa mi dà un piacere indicibile? – mi ha chiesto Creativo n.2.
O era Creativo n.3?
Non me lo ricordavo più.
Eravamo nascosti nel bagno aziendale, al buio. E per evitare che la fotocellula rilevasse la nostra presenza e accendesse le luci, ce ne stavamo perfettamente immobili, bisbigliando appena. Ci eravamo chiusi lì per scampare a un briefing o a un debriefing o un rebriefing o un prebriefing, chi se lo ricorda? Io non me lo ricordavo di certo, perché avevo appena ingollato una NonCiPensare®. O forse due? Il problema con le NonCiPensare® è che dopo averne presa una, ti dimentichi quasi subito di averla presa, e allora ne prendi un’altra; e un’altra; e un’altra...
– No, cosa? – ho risposto, anche se la sua era una domanda retorica, quindi potevo anche non rispondere: potevo anche solo stare zitto: ma uno degli effetti collaterali della NonCiPensare® è che non cogli più le finezze della retorica.
– Vedere tutte quelle macchine sportive e SUV e berline, quelle che negli spot pubblicitari sfrecciano  silenziose su strade deserte in mezzo a paesaggi epici usciti dal Signore degli Anelli, vederle arrancare a due all’ora nel traffico cittadino dietro alla circolare o all’ApePiaggio dell’impresa di pulizie bangladese mentre vengono superate da vecchi pensionati su biciclette arrugginite.
Ridacchiamo piano, per non farci sentire dalla fotocellula.
Anche se la fotocellula non ha orecchie.
Vorrei chiedergli: già, ma tu chi cazzo sei? Numero 2 o numero 3?
Invece sto zitto e penso alla velocità del buio, che secondo me è almeno il doppio della velocità della luce.