tag:blogger.com,1999:blog-67052743354609127652024-03-03T09:28:06.194+01:00B L O G G H I N Oz o n a d e u m a n i z z a t aUnknownnoreply@blogger.comBlogger230125tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-19909843351741431792024-02-23T12:16:00.001+01:002024-02-23T12:16:11.339+01:00Il dilemma del barbiere<p><span style="font-family: helvetica;"> Stamattina mi sono letto e guardato l'internet e dopo che l'ho finito non sapevo più che fare, allora ho pensato di andarmi a tagliare i capelli. Ma il mio barbiere di fiducia è chiuso per lutto da mesi, poi ho scoperto che era proprio lui a essere morto, e il lutto era quello della sua famiglia. Allora ho pensato di chiedere a Ermete Dossi se mi poteva consigliare qualcuno. Sono andato a casa sua. L'ho trovato con i capelli lunghi e sporchi fino alle spalle, non un buon segno.<br />«Non li ho più tagliati, perché volevo andare dal barbiere, ma poi mi sono chiesto: da chi si fa tagliare i capelli il barbiere? Da un altro barbiere, evidentemente. E dev'essere un barbiere molto bravo, se uno che è barbiere si affida a lui. Così ho chiesto a Nereo, il mio barbiere storico, da chi si fa tagliare i capelli: lui mi ha dato il nominativo di questo barbiere che sta dalle parti della rotonda Casto Caruso. Sono andato lì, ma poi ho pensato: questo barbiere, che già taglia i capelli al mio di barbiere, si servirà a sua volta da un altro barbiere, che evidentemente quindi sarà di livello superiore. E così discretamente gli ho chiesto, senza fargli capire i miei secondi fini, chi era il suo barbiere: e mi ha fatto il nome di uno che ha il suo salone dalle parti del cavalcavia Carmine Gori-Merosi, non so se hai presente. Sono andato lì, e mi sono fermato davanti alla vetrina del suo negozio. Era lì dentro che stava tagliando i capelli a un giovane squatter, e glieli stava tagliando a regola d'arte, era indubbiamente un professionista, era il barbiere del barbiere del mio barbiere, ma: anche lui avrà qualcuno, bravissimo e fidatissimo, da cui lui si fa tagliare i capelli, no? E così era, infatti. Perché gliel'ho chiesto, e me l'ha confermato. Insomma per fartela corta sono arrivato a rintracciare il barbiere del barbiere del barbiere del barbiere del barbiere del barbiere del mio barbiere, e non intendo fermarmi finché non avrò trovato il barbiere talmente bravo che non ce n'è un altro come lui, talmente bravo che si taglia i capelli da solo, ma ancora non vedo la fine di questa catena, ancora non ho trovato questo ur-barbiere, questa creatura mitica. E finché non lo trovo, mi tocca tenermi questa chioma.»<br />Allora gli ho detto di farmi sapere quando lo trova, e l'ho salutato e me ne sono venuto via. Comunque non sta male coi capelli lunghi, sembra un commercialista da paradisi fiscali.</span><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-49803261392993860022024-01-19T15:02:00.002+01:002024-01-19T15:02:21.494+01:00Il rumore di un cotton fioc<p><span style="font-family: helvetica;">Che rumore fa un cotton fioc quando cade per terra?</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Ieri ci ho pensato per tutto il giorno. Nel corso della mia vita innumerevoli cotton fioc mi sono caduti, ma non ricordo di averne mai sentito il rumore, e d'altra parte le estremità bombate costituite da ovatta contribuiscono ad attutirne l'impatto con il suolo, ma la domanda è: cento cotton fioc che cadono al suolo contemporaneamente non farebbero ugualmente rumore? E mille? E un carico da un milione? Siamo in presenza dell'oggetto meno rumoroso mai creato dall'umanità? Così, in vena di esperimenti, sono andato al supermercato con l'intenzione di comprare una decina di confezioni di cotton fioc e iniziare tutta una serie di test domestici. Al supermercato ho incontrato Numero Una, la mia ex collega al Reparto Creazione della Clebbino, prima che ci licenziassero tutti senza neanche averci mai assunti, uno dei prodigi possibili nell'attuale mondo del lavoro. <br />«Hai saputo? Ci stanno richiamando» ha detto Numero Una, su di giri. <br />«Ma chi?»<br />«La Clebbino. Ma non li segui i social? Ne parlano tutti.»<br />«Ultimamente sono rimasto un po' fuori dal giro dei...»<br />«C'è stato un cambiamento che tutti i più grandi influencer che si occupano di economia & management, come Carm1neMGMT, definiscono e-po-ca-le».<br />«Non hai fatto le virgolette con le dita. Non so perché me le aspettavo.»<br />«In pratica è stato destituito l'amministratore delegato e sostituito con Dabbo, un'intelligenza artificiale messa a punto dalla divisione TechMex della Clebbino a Bullhead City, Arizona. E Dabbo ha deciso un piano massiccio di riassunzioni. Non sei eccitato?»<br />Numero Una (Numera Uno? Numera Una?) aveva un nuovo tatuaggio sul collo che le spuntava da sotto la maglietta. Sembrava la punta di un cazzo, ma non osavo chiedere. Poi mi sono detto: accidenti, fai l'uomo. Chiediglielo. Chiedile: che cos'è quello, la punta di un cazzo? È una battuta divertente! Riderà di sicuro. Ora glielo chiedo. Ora glielo chiedo. Sto per chiederglielo. Apro la bocca e mi sento dire:<br />«Sai dove tengono i cotton fioc?»<br />«No. Controlla la tua mail, ti è senz'altro arrivata una convocazione per un colloquio. Rifanno il Reparto Creazione!»<br />«Una riassunzione presuppone che prima fossimo assunti, mentre come sai non lo eravamo, avevamo solo un contratto di collaborazione Co.Pro.Fa.Go.»<br />«E con questo? Sempre meglio che mangiare merda» ha risposto lei, piccata.<br />«Non sapevo che la Clebbino avesse una divisione TechMex in Arizona.»<br />«Ora ti saluto Bandini, devo comprare le pastiglie Clebbino per la lavastoviglie.»<br />Non la facevo così aziendalista. L'ho salutata e sono andato nella corsia dei prodotti per l'igiene. I cotton fioc erano finiti. Peccato perché su Internet è pieno di consigli su 20 – a volte 30 – usi geniali del cotton fioc che non conoscete. Tipo: rimuovere la polvere negli interstizi delle vostre tastiere, rimuovere i residui di mascara, inquinare pesantemente il pianeta.</span><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-38395968620486809612023-10-27T15:53:00.005+02:002023-10-27T16:11:10.757+02:00Giri a vuoto nella zona industriale<p><span style="font-family: helvetica;"> Ieri sera sono andato a trovare D'Ottomani nella zona industriale. Erano le nove di sera e le luci gialle dei lampioni si rifrangevano come schizzi di vomito sulle pozzanghere formate nelle buche lasciate nell'asfalto dal passaggio ininterrotto dei tir. Le sagome dei tetti a denti di sega dei capannoni, nel buio della sera, sembravano mandibole divelte di gigantesche creature preistoriche, dopo che una pioggia di asteroidi le aveva fatte a pezzi. Ogni tanto passava un cane randagio, sgambettando. Ogni tanto passava una donna randagia, ancheggiando e ammiccando. Finalmente sono arrivato sotto casa di n.3 (mi viene ancora da chiamarlo così), ho suonato il campanello. La sua voce, percorsa da scariche elettrostatiche, ha risposto al citofono chiedendo chi era, in un tono scocciato. In quel momento mi sono reso conto che mi stavo presentando a casa sua a mani vuote. Ho nascosto le mani dietro la schiena, anche se non era un videocitofono, ma un citofono del tipo vecchio, che alimentava ancora il mistero, la possibilità, lo stupore, anche un po' la rottura di cazzo.<br />– Sono Bandini. Insomma, numero 5. Sono venuto a trovarti.<br />– Bandini? Cristo, ma a quest'ora? Che ci fai qua? Perché sei venuto?<br />– Mi hai invitato tu, ricordi?<br />C'è stato un silenzio prolungato. Altre scariche elettrostatiche.<br />– Ma era un modo di dire, no? Hai presente. Come quando uno dice "una di queste sere ti chiamo e ci andiamo a bere una birra", e poi naturalmente non chiama mai più, diventa vecchio e schiatta e l'altro, quello che in teoria doveva aspettare la sua chiamata ma naturalmente non l'aspettava perché sapeva benissimo che era un modo di dire – a differenza di te – l'altro, va al suo funerale e lì incontra altri amici in comune col defunto e tutti si danno pacche sulle spalle e lui dice loro "e pensare che dovevamo vederci per berci una birra come ai vecchi tempi" e qualcun altro dice "Perché non lo facciamo noi? Anche in suo onore" e tutti annuiscono e si stringono le mani e si ripromettono di risentirsi per la settimana seguente ma naturalmente nessuno fa niente, e così via, all'infinito, perché è così che funziona, sono le formule di congedo Bandini, servono a levarsi dal cazzo a cuor leggero.<br />– Ah.<br />– Mica mi avevi preso sul serio?<br />– Io? Ma che dici. Stavo facendo due passi per sgranchirmi le gambe e mi sono ritrovato a passare sotto casa tua e mi sono detto, ora gli faccio uno scherzo e gli faccio credere che l'ultima volta l'ho preso sul serio, ed eccomi qua.<br />– Ahahahahah Bandini! Sei una sagoma. Ci ero quasi cascato. Buonanotte allora. Scusa ma c'è mia moglie che mi aspetta sul divano per riprendere la visione della nostra serie preferita. Ci sentiamo.<br />– Hah! Ma certo! Ci sentiamo SICURAMENTE. Ti chiamo la settimana prossima allora ok? – ho detto, riempendo le mie parole di ammiccamenti. Ma lui aveva già chiuso la comunicazione. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">A quell'ora non c'erano più autobus per tornare a casa mia, e così mi sono incamminato verso casa. Ci sarebbe voluta almeno un'ora. Ma avevo tutto il tempo. Tutto il tempo necessario sarebbe stato con me, fino alla fine, non un istante di meno, non uno di più. E pensare che c'è gente che dice che ci vorrebbe il teletrasporto. Di solito sono gli stessi che agli aperitivi dicono che "amano viaggiare".<br /></span></p>Unknownnoreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-39407216912600896962023-10-05T19:14:00.001+02:002023-10-05T19:14:11.262+02:00La vita è piena di opportunità<p><span style="font-family: helvetica;"> Oggi passavo davanti al discount quando mi sono sentito afferrare da dietro e prima di accorgermi che cosa stava succedendo mi sono ritrovato scaraventato in terra oltre le porte automatiche del discount. Mi sono alzato per protestare quando l'aggressore ha allargato gli arti come per abbracciarmi:<br />– Bandini! Ma sei te.<br />Era ex Creativo n.3, che dopo la dismissione del Reparto Creazione da parte della Clebbino si è rifatto una vita e ora lavora come buttadentro al discount.<br />– In che senso, buttadentro?<br />– Con l'inflazione che c'è la gente si guarda bene dal mettere piede nei negozi o nei supermercati, e ormai anche nei discount, così mi pagano perché acchiappi la gente e la scaraventi dentro. Poi una volta dentro ci pensano la musica soporifera e le promozioni 2x3 e le raccolte bollini e le luci bianche e la disposizione sensuale delle merci a fare il resto. Il difficile è farli entrare. Ed è il mio lavoro.<br />Ex Creativo n.3, che da civile si chiama D'Ottomani, mi ha invitato a casa sua. Ha detto che ora abita all'estrema periferia, in piena zona industriale. La sua è una scelta strategica. Siccome il discount è in centro, lui ha studiato i flussi del traffico e ha visto che la mattina il flusso del traffico è dal centro verso la zona industriale, e la sera viceversa. Trasferendosi nella zona industriale, lui si muove in senso contrario al flusso del traffico.<br />– Viaggio che è una bellezza. E poi la zona industriale la sera è un posto tranquillo, sentissi che pace.<br />– Ma non capisco, prima vivevi in centro, se ora lavori in centro non ti conveniva rimanere dov'eri?<br />– Sei matto? Hai mai provato a spostarti da un punto del centro a un altro punto del centro in macchina? Si fa prima a piedi.<br />– Ma infatti potevi andare a lavoro a piedi.<br />– È un modo di dire, Bandini. A piedi, che assurdità.<br />Comunque io non dovevo fare la spesa, così l'ho salutato, gli ho detto che magari sarei passato a trovarlo una volta (come no) e ho fatto per uscire dal discount. D’Ottomani mi si è parato davanti.<br />– Scontrino, prego.<br />– Ma io non ho comprato niente.<br />– Allora abbiamo un problema. Non posso farti uscire se non mi fai vedere lo scontrino.<br />Ho raccolto uno scontrino da terra e gliel’ho dato.<br />– Vuoi farmi licenziare per caso? Fai il bravo. Ci sono i rastrelli in offerta, solo per oggi.<br />Mi ha strappato di mano lo scontrino e mi ha spinto verso la corsia degli articoli per la casa. Ho comprato un rastrello a 12,99 euro, un vero affare in effetti, e la cassiera mi ha anche sorriso, e mi ha anche strizzato l'occhio, e io stavo per rivolgerle la parola ma poi mi sono accorto che strizzava l'occhio anche a quello dopo di me, era un tic nervoso. Allora non le ho detto niente, e col mio bravo rastrello sotto braccio sono tornato a casa.</span><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-65408005016853102072023-09-20T17:34:00.003+02:002023-10-05T18:44:48.870+02:00La voglia<p><span style="font-family: helvetica;"> Su Amazon ho visto che si trova in vendita anche Ebay, al prezzo scontato di 20 milioni di dollari. Stavo per cliccare su acquista, solo per vedere l’effetto che fa, visto che io non ho 20 milioni di dollari. Poi però ho visto che su Ebay c’è in vendita Amazon, usata, ma in ottime condizioni, base d’asta 14,99 dollari. Mi sembra interessante, l'ho messa tra gli oggetti che osservo, non si sa mai. Anche se io non ho 14,99 dollari. Ma chi ce li ha, in Italia? Qua abbiamo gli euro. Dovrei cambiarli, ma per farlo dovrei uscire di casa, prendere l’autobus, andare in banca o a un ufficio di cambio, trovare dei pensionati in coda. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. 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Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare. Non lo so, è una cosa che fa passare la voglia.</span></p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-70059657759515786532023-04-28T12:35:00.005+02:002023-04-28T12:35:55.513+02:00Mi informerò senz'altro<p><span style="font-family: helvetica;"> Ho trovato un post-it nero attaccato alla cassetta della posta. Sopra non c'era scritto niente. Forse un messaggio minatorio di Mascarotti, il mio padrone di casa? Eppure sono in regola con l'affitto. O no? Siccome sono una persona scrupolosa, per togliermi il dubbio sono andato a suonargli, abita dall'altra parte della strada.<br />«Ah, Bandini! Venga, prego, entri pure. Posso offrirle qualcosa?»<br />«Grazie, un caffè lo prendo volentieri.»<br />«E lei?»<br />«Un caffè» ho ripetuto.<br />«No, volevo dire: e lei cosa mi offre?»<br />Mi sono stretto nelle spalle, guardandomi intorno. Eravamo nel suo soggiorno, sul tavolo c’era un centrotavola, non ne vedevo uno dal 1986. C'era la tv accesa sul programma "La morte in diretta".<br />«Non ho portato niente con me» mi sono giustificato.<br />«E io non ho il caffè. Siamo pari» mi ha sorriso. Ho ricambiato il sorriso.<br />«A cosa devo la sua visita?»<br />Gli ho detto del post-it nero, ma ha detto che non ne sapeva niente. <br />«Piuttosto, deve ancora pagare l'affitto del mese scorso... pensavo fosse venuto qui per quello». <br />In tv la conduttrice del programma stava intervistando un vescovo su una spinosa vicenda di preti pedofili.<br />«Vede, anche questa espressione, "preti pedofili"» ha cominciato a dire il vescovo, facendo il segno delle virgolette con le dita «io la ribalterei e direi piuttosto "pedofili preti"... sente la differenza? C'è un'aura di riscatto, di emancipazione, di speranza». La conduttrice annuiva. Mascarotti mi fissava, credo per vedere se annuissi anche io. Ho cercato di fare la faccina con la bocca obliqua, senza riuscirci molto.<br />«Per quanto riguarda l'affitto» ha ripreso a dire Mascarotti.<br />«Posso avere un bicchier d’acqua?»<br />«Magari potesse! Magari potessi anche io!»<br />Mascarotti mi ha spiegato che ormai era in atto un gigantesco piano governativo e forsanche internazionale di sostituzione dell'acqua con una sostanza liquida molto simile, ma ottenuta chimicamente in laboratorio. L'acqua prodotta dalla natura se la tengono per "loro", mentre a noi ci danno questa roba, questa "H<sub>2</sub>O", lui era andato a controllare su internet e aveva scoperto che è una formula chimica di una "molecola", significa 2 atomi di idrogeno e uno di ossigeno, passi per l'ossigeno, ma l'idrogeno? Ci fanno bere l'idrogeno! Una roba che è usata nell'industria petrolchimica per raffinare i combustibili e sintetizzare l'ammoniaca! In tv la conduttrice annuiva. Io ho detto che non ne sapevo niente ma mi sarei senz'altro informato. Mi sono alzato, il centro tavola era sempre lì, una decorazione tutta a frattali.<br />«Bello il centrino, lo ha fatto lei?»<br />Mascarotti mi ha guardato sconcertato.<br />«Sua moglie?»<br />«È morta.»<br />«Mi dispiace tantissimo.»<br />«È morta 25 anni fa.»<br />«Ah, ok. Allora mi fa piacere» gli ho stretto la mano e sono uscito. Avevo in tasca il post-it nero. A un certo punto ho avuto come un'illuminazione. Ho provato a guardarlo contro la luce del sole, col cuore che mi batteva forte. Non è apparso nessun messaggio segreto, e un tizio in scooter mi ha strombazzato bestemmiando perché ero fermo in mezzo alla strada.</span> </p>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-35546153850445238762023-04-14T15:33:00.002+02:002023-04-14T15:33:30.713+02:00Bello<p><span style="font-family: helvetica;">Mia madre diceva sempre: se pensi che il mondo sia bello, è perché non hai mai lavato il filtro di una lavastoviglie. <br /></span></p>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-73964109231284026792023-04-04T14:52:00.002+02:002023-04-04T14:52:31.212+02:00Un posto qualunque<p><span style="font-family: helvetica;"> Ermete mi ha chiesto di accompagnarlo in un posto, non ha specificato dove. Gli ho detto che sarei passato a prenderlo in macchina. «Lascia perdere la macchina» ha detto «da quando la Zona Deumanizzata è diventata ZTT*, è un inferno. Vieni a piedi». «Ok, ti faccio uno squillo quando sono sotto casa tua».</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Aveva ragione, tutte le strade del quartiere erano intasate di auto, perlopiù ferme. Alcune non avevano neanche il motore acceso. Alcune non avevano neanche passeggeri all’interno, come se la gente si fosse stufata e avesse abbandonato l’auto, o forse era un nuovo tipo di parcheggio, non lo so. Però era un traffico strano, non c’era astio, non c’erano colpi di clacson o gente che imprecava, vigeva una calma rassegnazione. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Perché non andate a piedi?» ho chiesto a un tizio in coda che aveva il finestrino abbassato e teneva gli occhi chiusi. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Per andare dove?» ha chiesto lui, senza neanche aprire gli occhi. </span></p><p><span style="font-family: helvetica;"> «Non saprei, dove deve andare?» </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Da nessuna parte. Io vivo qui.»</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Come, vive qui. Non ha una casa?»</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Sai quanto costa una casa? E poi mica ci vai in giro, con la casa. E comunque chi cazzo sei?»</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Arrivato sotto casa di Ermete ho preso il telefono per fargli uno squillo, ma mi sono ricordato che lui non ha il cellulare. Allora ho cercato il suo nome sul citofono, ma mi sono ricordato che non c'è il suo nome sul citofono, e che comunque è rotto. Allora ho preso un sasso e l'ho lanciato contro la finestra del suo appartamento, sfondandola. Dopo un po' dal buco della finestra sfondata è uscito il braccio di Ermete, con la mano che faceva pollice in su.</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Ermete è sceso.</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Dove andiamo?» </span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Ermete ha alzato le spalle «E che ne so.»</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Ma mi hai chiesto di accompagnarti in un posto.»</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Appunto, acccompagnami in un posto.»</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Che posto?»</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Uno qualunque. Scegli tu.»</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Ho preferito non rispondere e ho preso a camminare a casaccio per la Zona Deumanizzata, tra i gas di scarico del traffico immobile. Dentro alle auto in coda, le persone guardavano negli schermi dei loro smartphone. Ho guardato su, nel cielo. L'ho guardato negli occhi. Quante visualizzazioni fa il cielo? Poche, mi sa. Ermete mi seguiva, con le mani in tasca e la testa incassata tra le spalle. Faceva freddo, e un attimo dopo faceva caldo. Ma lui se ne frega. Il cielo, dico. Lo guardavo negli occhi e con lo sguardo periferico guardavo la periferia, tutto intorno.</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«È bella la periferia» ho detto per dire qualcosa. Ermete era d’accordo. Se fosse per lui, ha detto, costruirebbe una città fatta solo di periferia.</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Quindi, a forma di anello?» ho chiesto.</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«Che cosa?»</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«La città fatta solo di periferia, senza il centro. Non avrebbe la forma di un anello?»</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">Ermete ci ha pensato un attimo. Poi ha detto:</span></p><p><span style="font-family: helvetica;">«No, più quella di un buco di culo.» <br /></span></p><p><span style="font-family: helvetica;"> <br /></span></p><p><span style="font-family: helvetica;"><span style="font-size: x-small;">*Zona a Traffico Totale. </span></span><br /></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-31587140074444641862023-02-23T11:36:00.003+01:002023-02-23T11:59:00.964+01:00Gli effetti positivi delle cose non fatte<p>Sono andato al supermercato a comprare il Sale senza sale Clebbino©. L’impianto audio del supermercato trasmetteva in sottofondo della musica. Questa musica qualcuno l’aveva composta, qualcuno (in alcuni casi la stessa persona) l’aveva eseguita, qualcuno l’aveva prodotta, qualcuno l’aveva inviata alle stazioni radio, e qualcuno alle stazioni radio aveva deciso di trasmetterla, e qualcuno aveva deciso che noi dovessimo ascoltarla nei supermercati, nei centri commerciali, nei negozi, negli autolavaggio, nei luna park, negli ascensori, nei bar, nei negozi delle barberie e parrucchierie – che avevano nomi come Tagliati x Il Successo, In Barba Alla Noia, Mai Di Lunedì, Capellando – senza che nessun anello di questa catena si fosse chiesto per un istante: ma questa musica, è bella? Non era meglio il silenzio? Non è meglio perderle, certe occasioni? Purtroppo nessuno si prende la briga di misurare gli effetti positivi derivanti dal non fare le cose. Non so, per esempio tutte le guerre che si potevano fare e non si sono fatte. Tutti i post che la gente poteva scrivere sui social e non li ha scritti (pochi, pochissimi).<br />Ma anche il Sale senza sale, mi è venuto in mente mentre ero tra gli scaffali del supermercato ascoltando una musica che dal nulla era nata e ora stava facendo vibrare i miei timpani e poi i tre ossicini dell’orecchio senza che nessuno fosse riuscito a fermarla, anche il Sale senza sale, non bastava non farlo? Gli acquisti più convenienti in assoluto, non sono quelli che non si fanno?<br />E mentre rimuginavo su questi fatti tornandomene a casa avendo rinunciato a comprare alcunché, ho incontrato un vicino che indossava un cappotto blu, un cappello di feltro e un paio di pantofole. <br />«Guardi che è uscito di casa in pantofole» gli ho detto. <br />«Oh accidenti» fa lui, «è sicuramente un sogno. Mi capita spesso, in sogno, di uscire di casa in pantofole». <br />«No guardi, non è un sogno. È la realtà».<br />«Sarà la sua, di realtà. Non di certo la mia» ha risposto tutto risentito.<br />Non aveva tutti i torti. Siamo talmente egoriferiti che non pensiamo mai che può capitarci di fare le comparse nei sogni degli altri.<br /></p><p><br /></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-21421620811529322552022-11-20T15:39:00.000+01:002022-11-20T15:39:34.978+01:00Nuovi reality show e il business del fango<p> COMPRO FANGO c’è scritto sull’insegna di molti negozi della città. Dev’essere il nuovo business in tempi di siccità, ho pensato. Stavo andando da Mediaworld a guardare un po’ di tv a scrocco. Appena entrato nel negozio, mi blocca l’addetto alla sicurezza che studia filosofia alle scuole serali.<br />– È un po’ che non venivi –, mi fa, che è sempre il suo modo timido di salutarmi.<br />– Come ti chiami? Scusa se te lo chiedo, ma mi sono accorto che ci conosciamo da anni ormai, e non so neanche come ti chiami, e dentro di me ti chiamo sempre “addetto alla sicurezza che studia filosofia alle scuole serali”, ma capisci anche tu che è un po’ lungo.<br />Ha detto che si chiama Alfonso, ma tutti lo chiamano Alfo. Io gli ho detto piacere, mi chiamo Massimo ma tutti mi chiamano Bandini, tranne mio padre.<br />– Come mai?<br />– Perché a mio padre piace chiamarmi per nome.<br />– No, intendo come mai ti chiamano Bandini.<br />– Perché è il mio cognome.<br />Mi ha detto che ha finito le scuole serali e che ha partecipato al casting per un nuovo reality show che si chiama <i>Maître à penser, </i>in cui giovani filosofi si sfidano all’ultimo sangue su un ring a colpi di sillogismi e confutazioni per decretare la filosofia peso massimo del Terzo Millennio. Ha brillantemente superato le selezioni e adesso aspetta che lo chiamino per registrare la prima puntata. Lui parteciperà in qualità di filosofo neokantiano.<br />– Interessante Alfo – ho mentito. Volevo togliermelo di torno per andare a vedere un po’ di sana tv. Ho fatto per avviarmi al reparto tv ma mi ha bloccato afferrandomi a una spalla.<br />– Lo sai – ha detto sorridendo – proprio l’altro ieri ti ho sognato. Ho sognato che ti beccavo al reparto piccoli elettrodomestici mentre cercavi di infilare il cazzo in un tostapane. Per lo spavento di essere stato colto sul fatto, l’uccello ti rimaneva incastrato nel tostapane e a quel punto eri costretto a comprarlo. Mi sono svegliato proprio mentre la cassiera avvicinava il lettore ottico al tuo cazzo per tentare di passarlo sul codice a barre del tostapane. Insomma, ti ho sognato e dopo due giorni ecco che ci incontriamo, non è una coincidenza incredibile?<br />– Le coincidenze sono sopravvalutate – gli ho detto cercando di liberare la mia spalla dalla sua presa, senza riuscirci.<br />– Che intendi dire, che non credi alle coincidenze? – ha detto, stringendo la morsa un po’ di più.<br />– No no, ci credo. Ma credo molto di più nelle non-coincidenze, che io chiamo <i>scoincidenze</i>. Accadono continuamente, se ci si pensa. Anche ora.<br />– Ora?<br />– Sì, per esempio, io non stavo affatto pensando a te, ma pensavo ai cazzi miei, e ai negozi che comprano fango, e proprio mentre penso questo, chi ho incontrato? Te. Che scoincidenza!<br />Alfo ha allentato la presa sulla mia spalla, e dopo qualche secondo l’ha mollata del tutto.<br />– Una scoincidenza... e capitano spesso, hai detto?<br />– Eh! Una via l’altra... è uno stillicidio... così tante che neanche ce ne accorgiamo. Siamo distratti dalle coincidenze, che sono solo fumo negli occhi... Ora per esempio. Sta accadendo di nuovo.<br />– Una scoincidenza? Dove? Come?<br />– Ma sì. Tu ti chiami Alfonso detto Alfo, giusto?<br />Ha annuito, sospettoso, e – mi è parso – anche un po’ spaventato.<br />– E indovina come si chiama il mio cane?<br />– Fuffi?<br />Gli ho dato una pacca sulle spalle.<br />– Quasi! Sarebbe stata una scoincidenza anche così, ma è molto di più. Tipo che io un cane proprio non ce l’ho!<br />Questo lo ha annientato. È rimasto immobile a rimuginare nel suo cervello da filosofo in erba e futuro concorrente di reality. L’ho salutato e sono andato al reparto tv, ma davano soltanto quei programmi di viaggi in cui ci sono noiosissime riprese aeree fatte da droni, almeno fossero droni militari che sganciano bombe, invece no, niente, fanno solo riprese che a tratti vengono accelerate e poi di nuovo rallentate, credo con l’intenzione di farti venire un attacco epilettico. Mi sono subito annoiato e allora sono andato al reparto piccoli elettrodomestici, alla ricerca di un tostapane delle dimensioni adatte.<br /><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-45705918493193369182022-10-01T16:10:00.004+02:002022-10-01T16:10:50.578+02:00L'arroganza di esistere<p> Ho comprato una confezione di Minimacchine per Caffè Espresso Usa&Getta Clebbino. Ogni Minimacchina è alimentata a pile, il che la rende estremamente comoda perché ti permette di farti il caffè anche in assenza di gas o di elettricità. Inoltre ogni MCEUGC è monodose, con la cialda già inserita e la monodose di acqua in dotazione, basta premere il tasto con la tazzina e mettere la tazzina sotto l’erogatore, e poi si può buttare, così non c’è neanche bisogno di lavarla, il che permette di risparmiare acqua e tempo e energie. Ogni MCEUGC ha le dimensioni di una piccola borraccia, dunque estremamente pratica e portatile. Così adesso la mattina per bermi il caffè non devo neanche uscire dalla tenda che ho montato nel terrazzino di casa mia ed entrare in casa e accendere il fornello e farmi il caffè con la moka, tutte operazioni da boomer che io posso tranquillamente evitare bevendomi il mio caffè Clebbino. Mi piace dormire all’aperto in tenda, fare la vita da campeggio stando comodamente in casa mia e senza rinunciare alle commodity della vita contemporanea, unire l’utile al dilettevole, l’usa al getta, il pro al contro, e via dicendo di dicotomia in dicotomia (di palo in frasca eccetera).<br />Dal terrazzino inoltre posso sentire le tv accese nelle case dei vicini, l’altro giorno ho sentito un telegiornare dire che c’è l’inflazione cioè l’aumento dei prezzi dovuto anche all’aumento delle bollette dovuto all’aumento del prezzo del gas dovuto alla guerra in Ucraina dovuta all’esistenza stessa dell’Ucraina, infatti se questa non fosse esistita nessuno l’avrebbe attaccata. Uno Stato, uno Stato moderno, liberale, intelligente e saggio dovrebbe pensarci bene prima di esistere, chiedersi: esistendo, farò arrabbiare qualche altro Stato? Provocherò con la mia arroganza esistenziale una guerra magari nucleare? Farò aumentare i prezzi dei prodotti in altri Stati che esistono avendone tutto il diritto e che non si meritano di pagare prezzi eccessivi per acquistare una confezione di MCEUGC solo perché a me mi tira il culo e da inesistente voglio essere esistente? Questo dovrebbe chiedersi, uno Stato maturo.<br /></p>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-57266776017517497362022-04-30T15:10:00.005+02:002022-04-30T15:10:46.833+02:00L'idea<p>L’idea, io me la ricordo così: con lo sviluppo tecnologico un giorno i lavori più pesanti o antipatici o alienanti o pericolosi li avrebbero fatti i robot, e noi esseri umani avremmo lavorato tutti di meno, e avremmo avuto più tempo per studiare, riposarci, camminare, ballare, fare giardinaggio, scopare. E lavorando tutti di meno, e facendo tutti lavori meno faticosi, il nostro fabbisogno energetico sarebbe diminuito, e avremmo avuto bisogno di meno cibo, e ci sarebbe quindi stato più cibo per tutti (questa ultima frase in realtà non fa parte dell’idea, cioè è più un’idea tutta mia, che mi è venuta prima mentre ero seduto sulla tazza del cesso).<br />Invece niente, facciamo in media lavori meno faticosi, è vero, quindi con meno dispendio energetico di un contadino o di un minatore dell’Ottocento (faccio per dire). Ma lavoriamo lo stesso tutti come scemi, anche con tutte queste nuove tecnologie, facendo lavori sempre più sedentari e mangiando però al contempo sempre di più, forse è fame nervosa, non lo so; e siamo, noi esseri umani dei paesi industrializzati, sempre più stanchi e stressati e grassi e insoddisfatti e livorosi.<br />L’idea quindi era una stronzata, oppure non è stata messa in pratica, è stata abbandonata?, non lo so. Qualcosa comunque non ha funzionato.<br />Sono andato al colloquio di lavoro alla Clebbino, in vista di una possibile nuova collaborazione.<br />«Dove si vede tra vent’anni?» mi ha chiesto il recruiter.<br />«In un campo profughi nella Foresta Nera, sotto un baracca improvvisata con il plexiglass, insieme a migliaia di altri italiani, scappati per via della siccità, delle inondazioni e delle frane».<br />Il recruiter ha annuito, ha intrecciato le dita delle mani sopra al tavolo.<br />«Non credo che lei sia la figura che stiamo cercando» ha detto, aggrottando la fronte e facendo un sorriso sconsolato.<br />«Capisco». Mi sono alzato per uscire, ci siamo stretti la mano.<br />«Allora ci si vede tra vent’anni nella Foresta Nera» ho detto.<br /></p>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-71459278335721034692022-03-01T11:09:00.003+01:002022-03-01T11:16:40.510+01:00Una devastante arma non convenzionale<p> Buon anno! (ha! fa ridere, no?)<br />Ieri sono andato a cena da mio padre. Sono giorni che mi nutro a semi di zucca e fegato di merluzzo spalmato su fette biscottate, non lo so neanche io perché, penso per inerzia e per praticità, da quando il pratico ha avuto il sopravvento sul teorico l’umanità ha iniziato il suo declino. Quindi avevo voglia di mangiare qualcosa di più sostanzioso, un pasto completo, e Svetlana, la moglie di mio padre, tutto le si può dire tranne che non cucini bene. Così sono arrivato a casa di mio padre ma Svetlana non c’era.<br />– Svetlana non c’è?<br />– È tornata in Russia.<br />– Lo sapevo! Alla fine ti ha lasciato pure lei.<br />– Non mi ha lasciato. È andata ad arruolarsi nella Brigata dell’Abbraccio.<br />Ho annuito lentamente. Mentre mio padre mi fissava, mi sono seduto alla tavola apparecchiata. C’erano due piatti, e, al centro del piatto, una scatoletta di fegato di merluzzo. Mio padre continuava a fissarmi, in attesa. In attesa che io facessi la Domanda. Ma io non volevo farla. Invece dissi:<br />– Ho portato anch’io qualcosa. Non volevo venire a mani vuote – e ho estratto una confezione di semi di zucca. L’ho aperta e ho rovesciato i semi di zucca sul tavolo. Poi ho cominciato a sgranocchiarne una, con la buccia e tutto. Mio padre era sempre in attesa della Domanda. Ho sputato la buccia del seme di zucca, ho sbuffato, uno sbuffo sonoro, teatrale.<br />– D’accordo. Mi arrendo – ho guardato mio padre, e poi gli ho fatto la Domanda.<br />– Che cos’è adesso questa Brigata dell’Abbraccio?<br />Mio padre ha sorriso di soddisfazione.<br />– Grazie per averlo chiesto. È un corpo speciale clandestino nato in Russia dopo che si è capito che per l’Ucraina non stava buttando bene. È formato da dissidenti politici e oppositori al regime di Putin.<br />– Forte. Vogliono fare la rivoluzione? Ai russi piace.<br />– Oh no, no.<br />– Allora vogliono solo rovesciare il regime.<br />– No. Non direttamente almeno.<br />– Vogliono ammazzare Putin?<br />– Cosa? No! Svetlana non è un’assassina. E neanche Maya.<br />– Maya la giornalaia?<br />– Sì.<br />– Che c’entra lei?<br />– Anche lei è nella Brigata dell’Abbraccio.<br />– Ma Maya la tua ex?<br />– Sì.<br />– Maya con cui eri andato a vivere a Vladivostok e in seguito ti ha lasciato per scappare con un soldato russo?<br /><i>(nota: il dialogo non è andato proprio così. Non è che sono scemo, avevo capito benissimo chi era Maya, sto usando questa raffinata tecnica di ripetizione per fare un riassunto delle puntate precedenti che non sembri un riassunto delle puntate precedenti, che ha però l’effetto collaterale di far sembrare me un coglione. Del resto molti personaggi nei film vengono sacrificati per questo. Tipo quei personaggi femminili che dicono al protagonista cose come “Ti presenti da me dopo avermi tradito con la veterinaria del nostro cane che mi avevi regalato per il mio compleanno e ti aspetti che io ti perdoni?”, ma chi è che parla così?)</i><br />Mio padre mi ha spiegato che era stato proprio il soldato russo, che aveva disertato in seguito all’ordine di invadere l’Ucraina, a fondare con altri la Brigata dell’Abbraccio.<br />– L’obiettivo della Brigata dell’Abbraccio è intrufolarsi al Cremlino, eludendo tutti i controlli e le guardie di sicurezza, penetrare nell’ufficio del presidente quando è solo, o – ancora meglio – penetrare in una delle sue residenze private quando lui si trova lì, prenderlo alle spalle in un momento di relax, magari mentre è in vestaglia e pantofole, quelle pantofole buffe con le orecchie, e, prima che possa ribellarsi o divincolarsi o anche solo capacitarsi, dargli un abbraccione.<br />– Capisco. Ma non sarà facile. Ci vorrebbe un ninja per eludere il sistema di sicurezza che circonda Putin, e anche ammesso che ci si riuscisse, il presidente è cintura nera di judo e pratica anche karate, chi tentasse di abbracciarlo, anche prendendolo alle spalle, probabilmente si ritroverebbe al tappeto con diverse costole rotte.<br />– Mi aspettavo un’obiezione di tutt’altro tipo. Comunque, sarà pure cintura nera di judo, ma è cintura di merda di abbracci. Il punto è proprio questo: probabilmente sa come difendersi da un colpo di judo, ma è totalmente impreparato a schivare o a neutralizzare un abbraccio come si deve. Non sottovalutare la potenza dell’abbraccio. Se ci pensi, che cosa fa un pugile sul ring quando si trova in difficoltà, sottoposto alla gragnuola di colpi dell’avversario? Lo abbraccia. E abbracciandolo, lo neutralizza. Putin, che non è scemo, questo lo sa bene. È questo il motivo per cui tiene le persone, tutte le persone, a distanza di sicurezza. La scusa ufficiale è il Covid-19, ma quei tavoli chilometrici ai cui estremi si siedono lui e il suo interlocutore di turno servono a questo: a non cadere vittima di un abbraccio.<br />– Be' certo non nascondo che un abbraccio sarebbe devastante per lui.<br />– Lo disarmerebbe completamente fin dentro le viscere. Lo farebbe scoppiare in lacrime. Non sarebbe più lo stesso uomo di prima. Capisci? Sarebbe la fine del putinismo.<br />– È un piano audace. Ma l’abbraccio è un’arma non convenzionale, come reagirebbero l’Onu e l’opinione pubblica? Sarebbe tollerato il ricorso a un’arma tanto devastante?<br />Mio padre ha allungato una mano e ha fatto una cosa che non ha mai fatto in vita sua, credo. Mi ha preso una mano e me l’ha stretta, e poi con voce grave, guardandomi negli occhi, ha detto:<br />– La guerra è guerra, Massimo.<br />Alla fine non ci andava di mangiare fegato di merluzzo e semi di zucca e abbiamo ordinato due pizze, che abbiamo mangiato guardando le immagini di guerra in Ucraina e irridendo le obsolete, goffe, sgraziate e fracassone armi usate dall’esercito russo, le loro bombe a grappolo, i loro missili <span class="css-901oao css-16my406 r-poiln3 r-bcqeeo r-qvutc0">Iskander-M 9M728</span>, le loro bombe termobariche.<br /><br /></p><p> </p>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-59049692983090191642022-01-15T12:08:00.002+01:002022-01-15T12:09:10.628+01:00La sicurezza prima di tutto<p> Buon anno!</p><p>Non c’è niente di meglio che iniziare bene la giornata per iniziare bene la giornata. Ed è quello che farò domani, perché oggi ormai è troppo tardi. Lo so che il proverbio dice non rimandare a domani quello che puoi fare oggi e meglio un uovo oggi che una gallina domani, ma se è per questo i proverbi dicono anche chi fa da sé fa per tre e l’unione fa la forza, e miei cari proverbi mettetevi d’accordo, pretendete di insegnarci come si sta al mondo ma poi vi azzuffate tra di voi, il risultato è che a noi gente poco savia arriva un messaggio contrastante, confuso, il messaggio non è univoco ed è così poi che nascono i <i>fake proverbs </i>e le legioni di NoProv che mettono in dubbio l’efficacia millenaria dei proverbi. Del resto la madre dei cretini è sempre incinta e giuro che non sono stato io.</p><p>Ho installato sul mio smartphone una app per smettere di controllare compulsivamente lo smartphone. In pratica questa app ti dice quante volte al giorno controlli lo smartphone, e tiene la cronologia dei tuoi progressi, mandandoti notifiche per motivarti se stai andando male e per congratularsi se stai andando bene. Solo che c’è un problema, la app conteggia anche le volte che tu usi lo smartphone per controllare sulla app quante volte hai usato lo smartphone, anche solo per controllare le notifiche che la app ti manda per dirti che stai controllando un po’ troppo il tuo smartphone e ti devi dare una regolata, oppure per dirti bravo continua così, però ahi ahi ci sei cascato di nuovo, hai appena ricontrollato lo smartphone. Un punto in meno. Quindi in definitiva mi sono rotto il cazzo e ho deciso di disinstallare la app, ma siccome ho implementato il livello di sicurezza del mio smartphone, il mio smartphone adesso mi chiede una password sia per installare che per disinstallare alcunché. Io ho inserito detta password ma lo smartphone mi ha avvertito che la password, che scade ogni sei mesi per motivi comprensibili di sicurezza (nel caso per esempio i servizi segreti russi volessero maliziosamente installare nel mio smartphone una app malevola per captare i miei dati personali dai quali, perché no, dipende la pace nel mondo), detta password era scaduta e andava rinnovata. Allora mi è capitata una cosa spiacevole, che provo a raccontare, usando a mo’ di esempio una password che però NON È nella maniera più assoluta la mia vera password, quindi: astenersi pirati informatici.</p><p>Dunque, ho digitato la seguente (fake!) password:</p><p>bandini</p><p>ma il sistema ha scritto che occorrevano almeno 8 caratteri. Allora ho digitato</p><p>mbandini</p><p>ma il sistema ha scritto che occorrevano anche dei numeri. Allora ho digitato</p><p>mbandini2020</p><p>ma il sistema ha scritto che occorrevano anche delle lettere maiuscole. Allora ho digitato </p><p>mBandini2020</p><p>e mi sembrava perfetta ed elegante, ma il sistema ha scritto che occorreva anche almeno un carattere speciale. Allora ho digitato</p><p>mBandini2020$$</p><p>ma il sistema ha scritto che non erano accettate password contenenti parte del nome o del cognome dell'utente. “Non potevi dirlo subito, stupida testadicazzo elettronica?” ho pensato digrignando i denti, e ho digitato</p><p>frigorifero2020$$</p><p>ma il sistema ha scritto che non potevo inserire nomi di elettrodomestici, allora ho digitato</p><p>vaffanculo2020$$</p><p>ma il sistema ha scritto che non erano accettati termini offensivi. Allora ho deciso, sai che c’è, quella app non è poi così male, la tengo.<br /></p>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-7780671808304054092022-01-06T16:56:00.003+01:002022-01-06T16:56:52.262+01:00Incontrando chiunque<p> Oggi che è l’epifania ho telefonato a mio padre per augurargli buona
epifania, e lui mi ha risposto a te e alla tua famiglia, con lo stesso
tono che hanno le casse automatiche ai caselli autostradali.
Dimenticando oltretutto che la mia famiglia è lui. Sì, perché, non so se
ve ne siete mai accorti, ma da qualche anno le casse automatiche <i>parlano</i>.
Parlano senza ascoltare. Proprio come gli esseri umani. «E quasi
dimenticavo: buon anno!» ho pure detto a mio padre. Lui ha risposto con
un grugnito.<br />Io non capisco per quale ragione la gente smetta di augurarsi buon anno dopo il 10 gennaio o giù di lì. Ci sono ancora più di 350 giorni nuovi di pacca davanti a loro, ma valli a capire, è come se l'anno fosse già andato a puttane, la festa finita, ormai bisogna tenere duro per undici cazzo di mesi e mezzo prima di avere davanti un altro anno bello fresco e luccicante e pieno di nascoste potenzialità.<br />Quindi, ecco quello che farò, incontrando chiunque gli augurerò buon anno almeno fino ad agosto incluso, mi sembra più che ragionevole. È senz’altro quello che farò quando tra qualche giorno andrò al colloquio per un eventuale nuovo contratto alla Clebbino.<br />Ho provato a scrivere buon anno anche su internet, ma nessuno mi ha risposto. La gente su internet si comporta veramente da stronza, con una sola eccezione, i siti porno. Lì sono tutti gentili, nei commenti ai video non c’è traccia di discorsi di odio, solo complimenti e parole cordiali. Allora ho pensato che la gente su internet è stronza perché fa poco sesso, anche con se stessa. Sui siti porno invece sono tutti più rilassati, la masturbazione ingentilisce gli animi. È uno dei motivi per cui darei il nobel per la pace ai siti porno. Adesso a proposito scusate ma c’è Dolly, la mia pecora gonfiabile scopabile, che da dieci minuti mi occhieggia lasciva dal tappeto davanti al divano. Buon anno!<br /></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-83434454748399684922021-06-17T15:44:00.003+02:002021-06-17T15:45:29.382+02:00Livelli<p> Sono andato in un negozio offline del centro commerciale a comprare una t-shirt, e già che ero offline ne ho approfittato per passare a salutare l’addetto alla sicumera di Mediaworld. L’ho beccato al reparto televisioni che stava guardando una commedia su uno schermo piatto a 196 pollici.<br />«Ci hai mai fatto caso che nelle commedie e nelle sit-com i personaggi non ridono mai? Gli capitano cose buffissime, i loro comprimari fanno battute esilaranti, ma loro niente, non fanno una piega. Com’è possibile? Non hanno senso dell’umorismo? Hanno qualche disfuzione cerebrale? Che razza di incubo può essere, vivere <i>dentro</i> una commedia? Vivere in un mondo in cui è bandita la risata? In cui è impossibile sdrammatizzare?»<br />Io sono rabbrividito. Ma non per le sue parole, per l’aria condizionata che c’era dentro a Mediaworld.<br />«A meno che» ha ripreso a dire «a meno che, non sia così in tutti gli universi. Voglio dire: l’universo della commedia magari è un universo a senso dell’umorismo zero, dove è impossibile ridere; e magari il nostro è un universo a senso dell’umorismo 1, dove certe cose ci fanno ridere e altre invece no, perché non abbiamo la <i>consapevolezza</i> necessaria a coglierne la risabilità; e magari invece Dio, dal suo punto di vista a senso dell’umorismo 10 ci guarda come noi guardiamo questa commedia, e ride dei nostri smadonnamenti e delle nostre disgrazie e delle cose che noi diciamo credendo di dire cose serie, la nostra realtà è la sit-com di Dio, e magari c'è qualcun altro sopra di Dio, con un livello di consapevolezza e senso dell’umorismo 100 che si fa beffe di Dio e dei suoi comandamenti seriosi e della sua onniscenza e onnipotenza e ne ride come noi rideremmo delle miserie che capitano a un Mister Bean qualunque. Insomma, c’è sempre qualcuno che se la spassa più di chiunque altro, solo perché il suo senso del comico è particolarmente raffinato».<br />«Prima che esistesse l’online, tu lo sapevi di essere offline?» gli ho chiesto.<br />«No.»<br />«Esattamente. Credo che sia un po’ lo stesso. C’è sempre qualcuno o qualcosa che ti mette in fuori gioco. Tu stai fermo, non fai un passo, vivi come sempre hai vissuto. Poi alzi un attimo gli occhi e vedi che il guardalinee ha alzato la sua bandierina. Sei fuorigioco. Magari manco lo sapevi di stare in campo, di stare giocando.»<br />«Ora che mi ci fai pensare, dev’essere iniziata la partita». Ha cambiato canale e abbiamo visto il secondo tempo di una partita di calcio. Poi sono tornato a casa e online.</p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-3006145702529313472021-05-31T15:23:00.002+02:002021-05-31T15:23:59.300+02:00Come essere a Honolulu<p> Ho comprato online una lettiera per gatti “usata pochissimo”, perché pensavo di prendere un gatto per Domenico, in funzione di pet therapy, visto che ultimamente lo vedo un po’depresso, se ne sta lì attaccato al muro sopra la porta della cucina e quasi non arriccia neanche la coda, il che credo sia un segno di depressione nei gechi, almeno da quanto ho sentito dire una volta su un documentario che davano su una smart TV di Mediaworld. Ma poi sul gatto ho cambiato idea dopo aver parlato con il vecchio proprietario della lettiera che ho comprato, il quale ha deciso di venderla dopo che il suo gatto persiano è morto schiacciato dalle ruote di un SUV guidato da una signora di mezza età che stava registrando un vocale su whatsapp. Dopo aver schiacciato il gatto il SUV è finito dritto nella buca dei lavori in corso che c’era in mezzo alla strada per via di una fuga di gas, facendo da detonatore. L’esplosione ha fatto tremare i vetri delle case di tutto il quartiere. I media senza scrupoli, con la complicità di qualche agente delle forze dell’ordine, hanno diffuso il vocale che la signora stava lasciando un attimo prima di venire disintegrata dall’esplosione: “Guarda Marilena per le cinque non riesco proprio perché alle quattro ho appuntamento dal dentista per l’igiene e lo sbiancamento, che ne dici se ci vediamo davanti a Quaderni alle OH ma mi è semblato di vedele un gatto ahahaha no scherzo, dicevo AHHHHHHHHHHH [rumore di metallo accartocciato + rumore di esplosione].</p><p>Ormai però la lettiera l’avevo presa, e che me ne facevo? Tra l’altro è costituita da ottima sabbia agglomerante composta da argilla e bentonite, era un peccato lasciarla lì. Allora l’ho messa in una bacinella e adesso quando mi siedo sul divano chiudo gli occhi e infilo i piedi nudi nella sabbietta agglomerante usata pochissimo e mi sembra di essere su una spiaggia a Honolulu o uno di quei posti esotici dove ti servono quei drink con dentro gli ombrellini, madonna quanto mi stanno sul cazzo gli ombrellini, sei in riva al mare coi piedi nella sabbia (in realtà la lettiera), il sole tramonta e tu respiri a pieni polmoni l’aria ricca di iodio e microplastiche e ti senti tutto sommato non c’è male.<br /></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-64552390861080580672021-05-25T09:17:00.000+02:002021-05-25T09:17:16.196+02:00I migliori saluti<p> “I migliori saluti” c’è scritto in calce a una mail che mi ha scritto la mia banca. Che poi non è mia davvero, nel senso che non è che la posseggo, è più lei a possedere me, nel senso che ho proprio la stringente sensazione che mi tenga per le palle. Ma “I migliori saluti” mi ha proprio stranito. Quali sono i migliori saluti? “Arrivederci e a presto, stia bene carissimo”? E i peggiori, allora? “Ciao e vaffanculo, testa di cazzo”? Mi colpisce molto che la banca si premuri di scegliere tra un’infinita gamma di saluti soltanto i migliori, e di mandarmi quelli, senza però esplicitarli. Che cos’è tutto questo pudore, banca? Questa timidezza, unita alla sfrontatezza di mandarmi i saluti migliori, a me, tuo umile correntista col conto quasi in rosso considerato che la Clebbino mi ha lasciato a casa a tempo indeterminato, che è l’unica cosa a tempo indeterminato che io abbia mai ottenuto dalla Clebbino (e dalla vita)? I migliori saluti. Ci stai provando, banca? Vuoi sedurmi? Vuoi uscire con me? Ti potrei denunciare. Aggià che hai accesso a diversi dei miei dati sensibili, e già per questo direi che ci sono gli estremi per una denuncia, ma poi ti metti anche a stalkerare, cioè non lo so, qua andiamo sul penale, “cara” banca. Che fine hanno fatto i “distinti saluti” di una volta? La discrezione, perché no la freddezza burocratica, l’efficiente spietata impersonale comunicazione di un tempo? Mi nascondi qualcosa? Mi vuoi fottere, banca? Stai giocando col mio cuore, coi miei sentimenti, bullandoti con i tuoi amici i poteri forti? Prima prendi le distanze, decidendo che avremo una relazione quasi esclusivamente online, e poi mi mandi i “migliori saluti”? E perché? Giochi con la mia fragilità? Quanti punti di domanda sto mettendo in questo post? Sono davvero finito in una trappola di domande retoriche da cui non riuscirò più a uscire? Sto davvero parlando con una banca, invece di parlare con le piante o con gli animali o con Siri o con Alexa, come fanno le persone “normali”? Se Siri parlasse con Alexa, come andrebbe a finire? Ci sarebbe una escalation che porterebbe a un reciproco lancio di testate nucleari e alla conseguente fine del pianeta? In tal caso non sarebbero davvero questi i “migliori saluti”?<br /></p>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-52673058225729988212020-12-23T12:39:00.002+01:002020-12-23T12:41:48.576+01:00Il business del futuro<p>Avevo pensato di fare un regalo a Creativa n.1 per Natale, di regalarle un prodotto di bellezza, tipo una crema per la faccia. Allora sono entrato in una profumeria e ho chiesto alla commessa, molto profumata anch’essa, se avevano una crema per la faccia.<br />Lei sorridendo in un modo che sembrava che mi compatisse mi ha detto ma certo, e mi ha fatto vedere alcuni prodotti che si chiamavano trattamento viso, o crema sorbetto opacizzante.<br />«No, no, non mi sono spiegato, non voglio dei trattamenti o dei sorbetti, cercavo più una crema per la faccia».<br />Lei allora mi ha mostrato un flacone dove c’era scritto lozione touch proof, e poi una maschera rimpolpante, uno shot visage energizzante e un siero liftante.<br />Io scuotevo la testa.<br />Lei allora ha giocato la carta del gel hydratant, della crème jour et nuit e altre cose in francese.<br />«Ma una normale crema, per la faccia possibilmente, capito come, non ce l’avete proprio? Sono finite?»<br />La commessa ha piegato un angolo della bocca in giù, come una emoticon vittima di una paresi facciale.<br />«Abbiamo delle creme viso...» ha provato a dire.<br />«Insomma per la faccia niente. Ho capito» e me ne sono andato. È incredibile che al giorno d’oggi con tutti i prodotti diversificati che si trovano per ogni parte del corpo, dai gomiti fino ai malleoli, non ci sia niente di esplicito per la faccia delle persone. E infatti poi cammini per strada sotto Natale e vedi le facce delle persone e non è un bel vedere, per niente.<br />Poi c’è il problema di mio padre che dall’anno scorso si è convinto che Babbo Natale esiste e che quest’anno gli porterà sicuramente dei doni perché lui è stato buonissimo, praticamente un santo. Così io ho pensato di assoldare Ermete e farlo vestire da Babbo Natale per intrufolarsi a casa di mio padre (terzo piano interno due condominiale) la notte di Natale con un regalo che gli ho comprato io (un set di chiavi a brugola). Così sono andato a piedi nella Zona Deumanizzata che da qualche mese in seguito a un’ordinanza del sindaco è diventata ZTT* e scavalcando cofani di auto incolonnate sono arrivato a casa di Ermete, che non ha il citofono né elettricità né niente, e ho chiamato “Ermete! Ermete!”.<br />Dopo un po’ si è affacciato, mi ha visto, è sceso.<br />«Quanto tempo» ha detto.<br />«Quanto spazio» ho ribattuto. Perché non si dà tempo senza spazio, il famoso spazio-tempo per capirci.<br />Gli ho spiegato la cosa di Babbo Natale.<br />«Me lo chiedi come amico?»<br />Non sapevo bene cosa rispondere, ma poi ho risposto “Be’ sì».<br />«Allora ti farò un prezzo da amico».<br />Dovevamo quasi urlare per via del rumore del traffico che fa così tanto Natale.<br />«Lo sai qual è il business del futuro?» gli ho chiesto.<br />«La deprivazione sensoriale?»<br />«No. Le creme per la faccia.»<br />Però in effetti anche la deprivazione sensoriale forse è una nicchia interessante.</p><p> </p><p></p><p><span style="font-size: x-small;">* Zona a Traffico Totale</span><br /><br /><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-38354590214911310742020-10-21T17:38:00.001+02:002020-10-21T17:38:11.649+02:00Questo cerchiobottismo, questo benaltrismo<p> Sono andato da Mediaworld a guardare un po’ di tv, su una c’era un film poliziesco americano, c’erano di mezzo l’Fbi e la Cia, per esempio non capisco come mai, nel doppiaggio italiano, l’Fbi è detto Ef-Bi-Ai ma la Cia non è detta Si-Ai-Ei. O viceversa. Cioè o fai tutto all’italiana o tutto all’americana, questo cerchiobottismo da dove viene? Voi mi direte: eh, ma i problemi sono altri, oggigiorno! E questo benaltrismo, da dove viene? E voi, da dove venite? Eh? Cioè, ma chi siete? Chi siete!<br />Urlavo “Chi siete” da Mediaworld, finché non si è avvicinato l’addetto alla sicurezza, quello che studia filosofia alle scuole serali.<br />«Problemi?»<br />«Chi non ne ha» ho detto io.<br />«Averne, si può. Crearne, no».<br />«D’altra parte, nulla si crea e nulla si distrugge» ho azzardato.<br />L’addetto ha stretto gli occhi, come per mettermi a fuoco.<br />«Non lo so se nulla si crea, ma sicuramente nulla si distrugge. Soprattutto qua dentro.»<br />Ho alzato le mani in segno di resa e mi sono allontanato.<br />Mediaworld significa “mondo dei media”. Intesi, immagino, come mass media, cioè mezzi di comunicazione di massa. Eppure mi guardavo intorno e vedevo frigoriferi, tostapani, arricciacapelli, frullatori. Che erano sicuramente oggetti di massa, ma: che cosa comunicavano? Che cosa cercano di comunicarci? Perché io ci ho provato davvero una volta ad ascoltarli, ma a me non mi dicono veramente un cazzo. Mediaworld, io te lo dico da amico: guarda che per me sei completamente fuori strada.<br /></p>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-66616188613773686142020-10-10T16:38:00.004+02:002020-10-10T16:38:54.689+02:00Senza fare niente<p> Dopo quasi quattro mesi sono venute le forze dell’ordine a sgomberarci. Senza fare niente siamo passati da sequestrati a occupanti fuorilegge. I dipendenti sono stati messi in cassa integrazione. Noi Co.Pro.fagi non sappiamo che cosa ne sarà di noi. Ma del resto chi è che lo sa?<br />Tornato a casa ho festeggiato con una bucolica notte di sesso con Dolly, la mia pecora gonfiabile con vello in pura lana vergine e fregna in puro vinile. Oh Dolly, quanto mi sei mancata. Adesso però fammi un favore, vai a brucare in cucina e levati dal cazzo, ho bisogno di riflettere. <br />La solitudine è bella, quando non ce l’hai. Un sacco di roba è bella, finché non è a portata di mano. Bisognerebbe non avere un cazzo mai, tutto sarebbe solo gioia sconfinata, anelito immortale.<br /></p>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-85563867888776656202020-06-14T16:11:00.002+02:002020-06-14T16:11:53.680+02:00Noi non ci fidiamo<div>Anche se Fase 1 è finita e l’azienda ha dichiarato concluso lo smarthousing e ha riaperto le porte e ha detto che possiamo lasciare i nostri uffici e tornare a casa e riprendere la vita di tutti i giorni, noi non ci fidiamo e siamo rimasti nei nostri reparti e uffici h24. Se dovessi spiegare di che cosa o perché non ci fidiamo, non sarei in grado: non ci fidiamo e basta. È quello che ci ripetiamo tra di noi, ossessivamente, guardando attraverso i vetri fumè dei nostri uffici lo skyline della zona industriale che ha l’andamento di un encefalogramma impazzito o il cielo climaticamente modificato o le strade senza marciapiedi e piene di buche per il passaggio costante dei tir. Fuori sembra tutto come prima del via libera, salvo che è ripreso il traffico che prima non c’era più e che ci fa ripetere: non mi fido, non ci casco.</div><div>Oggi che è domenica mi ha telefonato mio padre, chiedendomi cosa diavolo stavo combinando, perché non tornavo a casa, perché non uscivo dall’ufficio. Gli ho detto che è per prudenza, la prudenza non è mai troppa dice il proverbio, lo scherzo è bello finché è corto, su questo siamo d’accordo: ma la prudenza no, non è mai e poi mai troppa. Quindi noi in sostanza non ci muoviamo di qui.</div><div>Per il momento la dirigenza sembra non aver fatto una piega, alla comunicazione ufficiale per cui potevamo tornare a casa non è seguito altro, silenzio. E anche questo silenzio ci insospettisce. Il silenzio è d’oro, ha detto Creativo n.2 – in questi giorni di reclusione e di convivenza forzata a un certo punto, avendo finito le cose da dirci, abbiamo cominciato a parlare quasi esclusivamente per proverbi – e noi ce ne siamo stati zitti per qualche minuto, cercando di soppesare tutto quell’oro. Vogliono comprarci, con quell’oro. Ma non ci fidiamo. Non lo tocchiamo neanche.<br /></div><div>La notte sogno la mia tenda, piantata nel terrazzino di casa, la sogno abitata da innumerevoli animali che usciti allo scoperto hanno colonizzato la città – pipistrelli, istrici, armadilli, panda – immagino i panda che si inculano Dolly, la mia pecora sintetica gonfiabile, e mi sveglio in apnea. Quando apro gli occhi vedo le lucine colorate degli standby che punteggiano il buio del mio ufficio e mi tranquillizzo. Andrà tutto bene, o andrà tutto in malora, o andrà cinquanta e cinquanta, o niente andrà da nessuna parte, ma poi penso che nelle viscere della Terra, da qualche parte, ci sono ancora i cottonfioc che usava mia madre per pulirmi le orecchie quand’ero piccolo, sono ancora lì e ancora ci saranno quando io non ci sarò più, e allora mi sento male in un modo che mi fa stare bene.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-59952219291293516332020-04-10T15:16:00.004+02:002020-04-10T15:16:23.805+02:00L’improvviso scioglimentoAl Reparto Marketing fanno corsi di yoga, ha detto stamattina il capo, non si sa rivolto a chi. Forse parlava con me, forse con l’idrante attaccato al muro, ultima data di revisione 22/01/2019. Passo le ore a guardare i pannelli traforati del soffitto nel mio ufficio, ripetendo come un mantra la parola <i><span><span data-dobid="hdw">débâcle</span></span></i>, che trovo di una musicalità struggente. <span><span data-dobid="hdw">Dé-bâ-cle</span></span>, <span><span data-dobid="hdw">dé-bâ-cle</span></span>, una pomposità da marcia funebre con accenti di gioia perversa, <span><span data-dobid="hdw">dé-bâ-cle</span></span>, <span><span data-dobid="hdw">dé-bâ-cle</span></span>.<br />
C’è gente che accende e spegne l’aria condizionata, per sentirsi viva, o forse per riflesso condizionato (ha-ha).<br />
– Tra poco è Pasqua – ha detto a pranzo Numero 3, si è rapato a zero l’altro ieri. Gli ho chiesto come ha fatto. “Strappandomeli uno a uno” ha detto, e ha sorriso. Io ho sentito freddo.<br />
– Il mio giorno preferito però non è il giorno di Pasqua. Sai qual è? – ha chiesto.<br />
– Stamattina sono andato nel deep web e ho trovato una definizione bellissima della parola <i><span><span data-dobid="hdw">débâcle </span></span></i><span><span data-dobid="hdw">che sta nel NUOVO DIZIONARIO ITALIANO-FRANCESE SECONDO LE MIGLIORI EDIZIONI D’ALBERTI COMPILATO SUL GRAN VOCABOLARIO DELLA CRUSCA E SULL’ULTIMA EDIZIONE DI QUELLO DELL’ACCADEMIA FRANCESE, 1824, e dice così: “l’improvviso scioglimento d’un fiume ch’è stato gran tempo diacciato”.</span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw">– Il mio giorno preferito è il sabato santo. E sai perché? Perché è l’unico giorno in cui Cristo è, e rimane, morto. Il giorno prima lo ammazzano; quello dopo risorge; ma sabato, niente. Morto. Cioè capisci, non è che risorge subito. Ci mette comunque più di 24 ore a ripigliarsi. Segno che comunque una certa batosta l’ha subita. Un effettivo K.O. c’è stato, checché ne dicano i cristiani. Già. Sabato Santo. Il Sabato Santo c’è quell’aria fina, quella sensazione di freschezza nell’aria, come essersi tolti un peso. Ci hai mai fatto caso?</span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw">– Sì ma poi risorge. Non c’è vera </span></span><span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">dé-bâ-cle. Non ne ha la dignità. Non ha la forza drammatica di una sconfitta di vaste proporzioni, di una sconfitta clamorosa, della batosta, della disfatta. Neanche morire gli viene bene, al Figlio di Dio. Niente che porti mai fino in fondo. Come suo padre del resto. I primi sei giorni era partito forte, ma poi? Il settimo si è riposato. E poi? Te lo dico io: dall’ottavo in poi si è rotto il cazzo. Il giocattolo era già vecchio per lui. </span></span></span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">– Tale padre tale figlio, dici.</span></span></span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">– Dico.</span></span></span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">– Sai perché mi sono strappato i capelli uno a uno?</span></span></span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">“Perché sei una testa di cazzo?” ho pensato. Ma invece ho fatto solo no con la testa.</span></span></span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">– Luca, 12,7: </span></span></span></span><span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati.</span></span></span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">Ho annuito.</span></span></span></span><br />
– Allora ho pensato, ora li conto, poi salgo sul tetto e urlo: allora, sentiamo, quanti sarebbero i miei capelli?<br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">Ho annuito.</span></span></span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">– Solo che poi quando sono arrivato sul tetto, mi sono dimenticato. Mi sono dimenticato quanti erano.</span></span></span></span><br />
<br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw">Solo gli esseri umani, no – solo gli esseri umani del ventunesimo secolo, no – solo gli esseri umani di questo Paese, no – solo gli esseri umani chiusi qui dentro insieme a me, – ho pensato – solo loro sanno davvero, fino in fondo e definitivamente, che cos’è una </span></span></span></span><span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw"><i><span><span data-dobid="hdw">dé-bâ-cle, </span></span></i></span></span></span></span><br /><span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw"><i><span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw"><i><span><span data-dobid="hdw">dé-bâ-cle</span></span></i></span></span></span></span></span></span></i></span></span></span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw"><i><span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw"><i><span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw"><i><span><span data-dobid="hdw">dé-bâ-cle</span></span></i></span></span></span></span> </span></span></i></span></span></span></span></span></span></i></span></span></span></span><br />
<span><span data-dobid="hdw"><span><span data-dobid="hdw"> </span></span> </span></span> <br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-77469137747203141902020-04-02T14:56:00.002+02:002020-04-02T17:55:02.399+02:00Valide alternative all’acido ialuronicoIerisera Creativa n.1 mi ha chiesto se la baciavo.<br />
Avevo appena spento le luci del mio ufficio e stavo sistemando il tappetino sotto al tavolo per la notte, quando lei ha bussato e, prima che le dicessi avanti, è entrata. Allora le ho chiesto se le serviva qualcosa e lei mi ha detto se per favore la baciavo.<br />
– Non mi fraintendere, non è perché mi piaci, anzi a me piacciono le donne, ahahah ecco fatto coming out, ma questa è un’altra storia, no è perché l’altro giorno sul sito di Focus ho letto che baciarsi aiuta ad avere una pelle più bella per via dello scambio di microbi, e siccome ho finito la mia crema viso Loréal Revitalift Filler allora mi sono ricordata di questa cosa e mi sono detta perché no?<br />
– Perché no? – ho ripetuto io, che non sapevo bene cosa dire.<br />
– Che poi l’avrei chiesto a n.3 ma poi magari si fa idee strane, mentre tu mi sembra di capire che sei gay e in questo modo eviteremmo qualsiasi spiacevole implicazione sessuale.<br />
– Cosa? No veramente io non sono gay. Non ho neanche molti amici gay, anzi nessuno per la verità.<br />
Creativa n.1 mi ha guardato seria per un attimo e poi è scoppiata a ridere.<br />
– Ecco fatto, ennesima gaffe, ahaha, be’ comunque è sospetto questo tuo prendere così le distanze, magari sei criptogay e non lo sai neanche tu, la vita è piena di sorprese inaspettate.<br />
Io stavo per dirle che non credevo di essere criptogay, forse più che altro mi sentivo zoofilo o tecnicamente zooerasta con tendenze al furry fandom, ma mi sono limitato ad alzare le spalle.<br />
Creativa n.1 si è infilata anche lei sotto la scrivania, mi ha preso la testa e mi ha infilato la lingua in bocca. Sapeva di Chupa Chups al cardamomo. Dopo che abbiamo mulinato un po’ le lingue si è staccata e ha detto:<br />
– Ok perfetto, dovrebbe bastare. Magari domani sera potresti lavarti i denti?<br />
Dopo che è uscita mi sono rannicchiato sul mio tappetino. Nel buio vedevo tutte le lucine degli standby creare costellazioni oniriche. Avevo un accenno di erezione che non accennava a disaccennare. Mi sono addormentato con l’immagine mentale di paesaggi bucolici e lascivi, nei quali inseguivo non visto Creativa n.1 avvolta in un vello. Lei raggiungeva una radura al cui centro si stagliava il tavolo riunioni della Sala Incubatrice. Lei vi saliva sopra, si accovacciava e faceva una montagnetta di palline di sterco grandi come biglie.Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6705274335460912765.post-54028337346747586532020-03-25T14:58:00.001+01:002020-03-25T14:58:31.123+01:00Zona DeumanizzataInvece di optare per lo smart working, la Clebbino ha deciso bene di optare per lo smart housing.<br />
Così, senza preavviso tre settimane fa l’azienda ha fatto serrare gli ingressi principali e secondari e le vie d’uscita d’emergenza: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Ovviamente, a parte i membri del consiglio d’amministrazione, eravamo tutti dentro. La sera dopo l’orario di lavoro possiamo fare telefonate o videochiamate ai nostri cari, unico contatto con l’esterno. La mensa è stata chiusa per ragioni di sicurezza, il cibo in razioni preconfezionate ci arriva con un elicottero che atterra sul tetto del palazzo, nessuno può entrare nell’edificio, neanche gli addetti dell’impresa di pulizie. Indossiamo tutti gli stessi abiti da tre settimane, ogni tanto qualcuno si lava un indumento ai lavandini dei cessi. Dormiamo nei nostri uffici, stendendo tappetini da yoga sotto i nostri tavoli. I distributori di snack e bevande sono ormai vuoti. Abbiamo mangiato persino i crostini aromatizzati al peperoncino di cayenna, che prima tutti schifavano. I cessi sono in condizioni pietose. Facce con barbe di tre giorni, capelli con la ricrescita e le doppie punte. L’altra notte ho sentito Creativo n.3 nell’ufficio vicino che faceva sesso telefonico con la moglie. O forse non era la moglie. Forse non era neanche Creativo n.3. A me manca Dolly, la mia pecora gonfiabile scopabile. Mi consolo guardando la sua immagine sul sito dove l’ho comprata. La distanza però pesa, la carne è debole e l’altro giorno l’ho tradita (ma si tratta solo di fantasia sessuale, conta?) con il modello M3, con vero pelo in cachemire, che ammiccava dal pop-up con gli ultimi arrivi.<br />
– Quanto durerà? – mi ha chiesto stamattina Creativo n.2.<br />
– E chi lo sa. Dipende da quanto dura la pandemia – ho risposto, mentre masticavo una graffetta.<br />
– E se non ci fosse nessuna pandemia? E se fosse una mossa dei nostri capi per farci fare straordinari non pagati?<br />
– Ma che dici? Non li leggi i siti di notizie? Non vai su Internet? È una cosa mondiale.<br />
– Internet? E se fosse solo l’Intranet mascherato da Internet? Se fossero tutti siti falsi messi su dal Reparto ITC? Se fossimo isolati?<br />
– In tal caso basta fare una telefonata a qualcuno fuori di qui.<br />
– E se tutte le telefonate fossero deviate? Se a rispondere fossero dei bot?<br />
Penso a Domenico, mio figlio geco. Se la starà cavando, tutto solo? Eppure, adesso che è tutto Zona Deumanizzata, mi sento di avere finalmente il mio posto nel mondo, anche se sono chiuso qui.Unknownnoreply@blogger.com3