Passa ai contenuti principali

Un altro che sta male

Sono andato dal medico perché mi faceva male un orecchio e pensavo di avere tipo un’otite. Dal mio medico si prendono i numerini come dal macellaio, chi ha il numero uno entra per primo e poi via via tutti gli altri. Sono arrivato allo studio medico alle 15.30 (l’orario di inizio è le 15), ho preso il numerino e avevo il 12, solo che nella sala d’aspetto c’era solo un’altra persona oltre a me.
– Lei che numero ha? - ho chiesto all’altra persona.
– E lei? – ha fatto quello, sospettoso.
– L’ho chiesto prima io.
– Già – ha convenuto di malavoglia il tizio, e poi ha bofonchiato qualcosa.
– Come?
– Il 10.
– Io il 12.
Il tipo si è illuminato.
– E tutti gli altri numeri? – ho detto.
Il tipo ha fatto misteriosamente girare il dito in aria. Io mi sono seduto, tenendomi l’orecchio. Dopo un po’ si è aperta la porta dello studio, ne è uscita una signora che sembrava soddisfatta, e da dentro il medico ha chiamato il numero 10. Il tizio allora si è alzato ed è entrato lui. Io ero piuttosto felice, perché il medico aveva evidentemente liquidato le prime nove persone in appena mezz’ora, e se il numero 11 non si fosse presentato prima dell'uscita del 10, sarebbe toccato a me. Ma avevo parlato troppo presto. Hanno cominciato ad arrivare alla spicciolata il 4, il 7, il 5, il 6, l’8 e addirittura il 3. Tutti mi hanno chiesto il mio numero, e quando hanno visto che avevo il 12, hanno fatto un sorriso di superiorità. Ma io avevo un asso nella manica, e me lo sono giocato subito.
– Già – ho detto, dopo che tutti mi hanno mostrato i loro numeri –, già. Ma dovete sapere che il medico ha appena chiamato il 10.
– E con questo? – ha detto il 4.
– Significa che dopo tocca all’11, e se l’11 non arriva, tocca a me; e significa che tutti voi che avete preso il numero e poi invece di aspettare e fare la fila siete andati a spasso, ora siete fuori gioco.
– Ma noi adesso siamo qua – ha detto il 7.
– Ma è troppo tardi – ho detto io.
– Ma lei dove crede di essere – ha detto il 3 – dal macellaio? Siamo dal medico, non al supermercato. Qua si tratta di salute, sa, signore? Non siamo pezzi di carne, siamo esseri umani.
Io sono rimasto interdetto: che cosa c’entravano i pezzi di carne? Forse erano collegati all’esempio del macellaio? Ma dal macellaio mica facevano la fila i pezzi di carne, l’esempio era sbagliato.
– Guardi che ha sbagliato esempio – ho provato a dire.
– Non cambi discorso. Si dovrebbe soltanto vergognare – ha detto il 3.
– Ma dove andremo a finire – ha detto il 5.
– Se il medico è arrivato al 10, vorrà dire che tornerà indietro. Noi crediamo ancora nella sanità pubblica, giovanotto – ha detto l’8, che era piuttosto grosso, tipo un buttafuori in pensione.
– Ma –
– E finché la sanità resta pubblica, gli arrivisti come lei faranno la fila, come tutti gli altri.
– Ma –
– Qualcosa in contrario?
– Salve a tutti! – ha detto il numero 11, entrando in sala d’aspetto – che cosa mi sono perso?
Alla fine sono entrati tutti prima di me e quando il medico ha chiamato il mio numero, erano ormai le 17.45. Sono entrato e il medico mi ha guardato, con un’aria di disperazione.
– Salve dottore, io non mi sento molto bene, mi fa male quest’orecchio e non vorrei che –
– Eccone un altro che sta male e mi spara addosso i suoi malanni appena entrato – ha detto il medico.
– Ma –
– Lei ha male all’orecchio, quell’altro aveva la febbre, quell’altra la tosse catarrosa, quello prima a quanto ne so aveva il cancro, e io? Io? Io?
– Eh?
– Io come sto? Eh? Io come sto! Mai nessuno che me lo chieda! Mai nessuno che mi dica: “come sta, dottore?”. Anche io sono un essere umano, sa? Anche io posso ammalarmi. Ma a voi non vi frega niente, non è così? Individualisti del cazzo! Egoisti!
– E quindi che cosa vogliamo fare…
– Non facciamo proprio un cazzo, se ne vada! Per oggi io ho finito! Il dottore non sta bene e se ne va dal dottore pure lui! Arrivederci e grazie.
Così me ne sono tornato a casa con il mio mal d’orecchi. Avrei dovuto essere arrabbiato, non lo so, ma poi ho pensato che ti accorgevi di avere le cose solo quando ti facevano male: tipo le gambe, gli orecchi, lo stomaco. Poi ho pensato che se non avessimo niente, non ci farebbe male niente; e che quando non avremo più niente, più niente ci farà male.

Commenti

DS ha detto…
Post ispirato da malanni di stagioni?
Giasconio ha detto…
Bandini, lei sarà pure il numero dodici dal dottore, ma come poeta si avvicina all'1. Un bacino sulla bua.