Quando ero piccolo mia madre mi raccontava sempre una storia per farmi addormentare. Credo che se la fosse inventata lei perché poi crescendo e parlandone con altri nessuno l'aveva mai sentita. Ecco la storia.
C'era una volta un uomo che voleva morire felice. Infatti gli avevano detto che dopo la morte si sarebbe restati in eterno immobili nello stato d'animo in cui si era al momento della morte. Se uno moriva e nel momento della morte era disperato, la sua anima sarebbe in eterno fluttuata in una condizione di disperazione. Se uno moriva sereno, la sua anima sarebbe in eterno fluttuata nella serenità. Perciò, si disse l'uomo, se io morissi nel momento della massima felicità possibile, resterei in eterno massimamente felice. Allora una sera evocò il Signore della Morte e gli disse: "Signore della Morte, ti faccio una richiesta. Non mi importa di vivere fino al termine effettivo della mia vita. Ti chiedo di venirmi a prendere nel momento esatto in cui sarò al picco della mia felicità. Nel momento più felice della mia vita, è allora che ti chiedo di venirmi a prendere, in qualsiasi momento esso capiti". Così disse. "Okay" rispose il Signore della Morte, e sparì. L'uomo, tutto contento, fregandosi le mani se ne andò a letto. Ma il giorno dopo, cominciò ad aver paura di morire troppo presto. "E se capitasse proprio oggi, il momento più felice della mia vita? Dovrei morire di già?" si chiedeva. Questo pensiero iniziò a terrorizzarlo. Cominciò a pentirsi della richiesta che aveva fatto al Signore della Morte. Pensò di cavarsela iniziando ad evitare tutte le occasioni di potenziale felicità. Ad esempio, evitava in tutti i modi di conoscere delle donne, perché temeva di innamorarsi e quindi di diventare felice. Ogni volta che incrociava una donna che gli piaceva, cambiava subito strada. In generale cominciò a girare alla larga da tutte le occasioni di socializzazione. Le feste, le cene, le gite. Decise che non avrebbe mai fatto viaggi nei paesi lontani che aveva sempre desiderato vedere. Ma si accorse che anche uscire a fare due passi nel quartiere dove viveva gli recava una gioia indicibile. Che scambiare due parole con chiunque, anche uno sconosciuto, anche un cane, lo rendeva felice. La felicità era in agguato ovunque, e più la evitava, più se la sentiva alle calcagna. Si chiuse in casa, smise di frequentare chiunque. Ma anche leggere un libro o vedere un film gli inondava il cuore di felicità. Allora smise di leggere, smise di guardare film. Smise anche di guardare fuori dalla finestra, perché ogni volta il cielo gli sembrava così bello che ne sarebbe potuto morire. Ma non c'era niente da fare, più ci stava attento e più la felicità grondava da ogni cosa, da una crepa sul muro, da un gatto di polvere, da un mestolo. A ogni sussulto di gioia del cuore si aspettava di morire. Alla fine l'idea di essere felice gli diventò così intollerabile che non gli restò altro che suicidarsi.
Non so come mia madre potesse pensare che io mi sarei addormentato dopo una storia del genere. Dopo restavo sempre con gli occhi spalancati nel buio per ore, mi aspettavo che da un momento all'altro la felicità sarebbe sbucata da sotto il letto per divorarmi, maledetta felicità.
C'era una volta un uomo che voleva morire felice. Infatti gli avevano detto che dopo la morte si sarebbe restati in eterno immobili nello stato d'animo in cui si era al momento della morte. Se uno moriva e nel momento della morte era disperato, la sua anima sarebbe in eterno fluttuata in una condizione di disperazione. Se uno moriva sereno, la sua anima sarebbe in eterno fluttuata nella serenità. Perciò, si disse l'uomo, se io morissi nel momento della massima felicità possibile, resterei in eterno massimamente felice. Allora una sera evocò il Signore della Morte e gli disse: "Signore della Morte, ti faccio una richiesta. Non mi importa di vivere fino al termine effettivo della mia vita. Ti chiedo di venirmi a prendere nel momento esatto in cui sarò al picco della mia felicità. Nel momento più felice della mia vita, è allora che ti chiedo di venirmi a prendere, in qualsiasi momento esso capiti". Così disse. "Okay" rispose il Signore della Morte, e sparì. L'uomo, tutto contento, fregandosi le mani se ne andò a letto. Ma il giorno dopo, cominciò ad aver paura di morire troppo presto. "E se capitasse proprio oggi, il momento più felice della mia vita? Dovrei morire di già?" si chiedeva. Questo pensiero iniziò a terrorizzarlo. Cominciò a pentirsi della richiesta che aveva fatto al Signore della Morte. Pensò di cavarsela iniziando ad evitare tutte le occasioni di potenziale felicità. Ad esempio, evitava in tutti i modi di conoscere delle donne, perché temeva di innamorarsi e quindi di diventare felice. Ogni volta che incrociava una donna che gli piaceva, cambiava subito strada. In generale cominciò a girare alla larga da tutte le occasioni di socializzazione. Le feste, le cene, le gite. Decise che non avrebbe mai fatto viaggi nei paesi lontani che aveva sempre desiderato vedere. Ma si accorse che anche uscire a fare due passi nel quartiere dove viveva gli recava una gioia indicibile. Che scambiare due parole con chiunque, anche uno sconosciuto, anche un cane, lo rendeva felice. La felicità era in agguato ovunque, e più la evitava, più se la sentiva alle calcagna. Si chiuse in casa, smise di frequentare chiunque. Ma anche leggere un libro o vedere un film gli inondava il cuore di felicità. Allora smise di leggere, smise di guardare film. Smise anche di guardare fuori dalla finestra, perché ogni volta il cielo gli sembrava così bello che ne sarebbe potuto morire. Ma non c'era niente da fare, più ci stava attento e più la felicità grondava da ogni cosa, da una crepa sul muro, da un gatto di polvere, da un mestolo. A ogni sussulto di gioia del cuore si aspettava di morire. Alla fine l'idea di essere felice gli diventò così intollerabile che non gli restò altro che suicidarsi.
Non so come mia madre potesse pensare che io mi sarei addormentato dopo una storia del genere. Dopo restavo sempre con gli occhi spalancati nel buio per ore, mi aspettavo che da un momento all'altro la felicità sarebbe sbucata da sotto il letto per divorarmi, maledetta felicità.
Commenti
Ahahaha.
> Al3sim
E' la colonna sonora ideale, sì.
> Ufficialedavide
Con Mastercard puoi morire anche con ilconto scoperto, oltreché felice
> Estate-indiana
Oggi come oggi il romanticismo è una frase di Moccia nei Baci Perugina
E'stato per questo che altri signori della morte, pur di non restare nulla facenti si sono dovuti mettere a produrre armi ?
Posso chiederti di sposarmi?
in ogni caso, prima lettura del tuo blog: complimenti e in bocca al lupo per il resto.
A.
Forse i signori della Morte non avevano mia madre a raccontargli storie.
> Mediamente Isterica:
Mi dispiace, appartengo ad Armenia, la mia bambola di plastica.
> Fede:
È la nostra mente che è subdola. Lo dice il nome.
>Renton:
Quando c'è tutto, c'è la salute.
> A.
Secondo me, se tu ti ammazzi sei tu che vai dal Signore della Morte, non è lui che viene da te. Cioè, il risultato è identico, cambia la dinamica. Almeno così pensavo sempre prima di addormentarmi.
Jo
P.S. Finalmente il libro delle Ascensioni! :D
Ma nessuna nuova Ascensione sul blog? Noi si attende...
ok, era per andare controcorente.
e anche per non provare troppa gioia >.>
non è che la favola di Hansel und Gretel sia meno terribile, se ci pensi bene.