Ho letto su Internet che battiamo le palpebre quattordicimila volte al giorno, il che significa quattordicimila blackout. Ogni giorno, per quattordicimila volte, precipitiamo nel buio. Questo da una parte mi ha tirato su il morale perché mi ha fatto pensare che anche se non ce ne rendiamo conto, al buio evidentemente ci abbiamo fatto il callo. Poi però ho pensato a quante cose mi perdo in quei quattordicimila istanti di ogni giorno, quanti dettagli virate di luce cose sfreccianti lampeggi di giallo scritte pubblicitarie piogge di pixel mi perdo. Eugenia per esempio lei gli occhi non li chiude mai, neanche quando facciamo l’amore, non si perde neanche un fotogramma del ramo di iperbole descritto dall’atto carnale nel suo compiersi.
Allora ho provato a fare come il protagonista di quel film di cui non ricordo il titolo, quello dove il protagonista è un tizio che cerca di diventare qualcuno nella vita, seppur in maniera violenta, e alla fine ci riesce, e con l’approvazione del governo. Nel film il protagonista veniva costretto a restare con le palpebre spalancate tramite un complesso macchinario che, appunto, gli tiene meccanicamente divaricate le palpebre. Io non detengo tale macchinario, anche perché è un macchinario della fantasia,, ma chi può dirlo al centopercento, magari a Guantanamo ne detengono l’ultimo modello e lo stanno testando prima di lanciarlo sul mercato mondiale. Non detenendo appunto io tale macchinario, della fantasia o meno, ho fatto a mano, cioè mi sono costretto a tenere le palpebre spalancate bloccandole con pollici e indici, e ho aspettato. Intanto avevo piazzato davanti a me Eugenia e così ci guardavamo negli occhi ed ero deciso ad andare fino in fondo, a guardarci negli occhi per sempre. Solo che dopo un po’ ho sentito una specie di disagio, che poi si è trasformato in prurito fastidiosetto agli occhi, che poco dopo si è trasformato in fitte lancinanti, e alla fine non ne potevo proprio più e ho dovuto chiuderli, i miei cazzo di occhi. Allora ho capito che la realtà dopo un po’ che la fissi ti colpisce, non puoi guardare troppo a lungo negli occhi il mondo, davanti a tanta bellezza e/o orrore quattordicimila volte al giorno noi dobbiamo capitolare, per sopravvivere.
Allora ho provato a fare come il protagonista di quel film di cui non ricordo il titolo, quello dove il protagonista è un tizio che cerca di diventare qualcuno nella vita, seppur in maniera violenta, e alla fine ci riesce, e con l’approvazione del governo. Nel film il protagonista veniva costretto a restare con le palpebre spalancate tramite un complesso macchinario che, appunto, gli tiene meccanicamente divaricate le palpebre. Io non detengo tale macchinario, anche perché è un macchinario della fantasia,, ma chi può dirlo al centopercento, magari a Guantanamo ne detengono l’ultimo modello e lo stanno testando prima di lanciarlo sul mercato mondiale. Non detenendo appunto io tale macchinario, della fantasia o meno, ho fatto a mano, cioè mi sono costretto a tenere le palpebre spalancate bloccandole con pollici e indici, e ho aspettato. Intanto avevo piazzato davanti a me Eugenia e così ci guardavamo negli occhi ed ero deciso ad andare fino in fondo, a guardarci negli occhi per sempre. Solo che dopo un po’ ho sentito una specie di disagio, che poi si è trasformato in prurito fastidiosetto agli occhi, che poco dopo si è trasformato in fitte lancinanti, e alla fine non ne potevo proprio più e ho dovuto chiuderli, i miei cazzo di occhi. Allora ho capito che la realtà dopo un po’ che la fissi ti colpisce, non puoi guardare troppo a lungo negli occhi il mondo, davanti a tanta bellezza e/o orrore quattordicimila volte al giorno noi dobbiamo capitolare, per sopravvivere.
Commenti
abbracci militanti,
f.to Alex (drugo, non fringberger)
http://it.wikipedia.org/wiki/Starnuto
>Cletus: ecco come si chiamava il tizio! Grazie Clè.
Dott. Clayton Sugar
Clebbino Inc.
A noi amanti della comicità stile "bagaglino" piacciono le scenette in cui appare Mastella e una con le tette grosse, stop.
ci sarebbe una doppia virgola. Proprio sotto la cura Ludovico.
Corregga. Grazie.
> Ca.Ca.Cazzo: non è un errore, è una pausa più lunga della virgola singola, ma meno del punto e virgola. Blogghino è pieno di occorrenze di questo tipo.
Jo
fonte: Ministero della marina sovietica.
Si tratta di due dita realizzate in materiali nobili (amianto, eternit, sostanze che la Clebbino ha acquistato in varie vendite fallimentari nelle zone colpite da disastri nucleari).
Nel kit sono fornite anche spiritose cover colorate e smalti per le due unghie.
L'uso del prodotto è semplicissimo: si infilano le due dita artificiali negli occhi e si diventerà diversamente vedenti.
DiventaDiversamenteVedente® Clebbino sarà presentato alla prossima Fiera della Diversità di Hannover ma è già prenotabile sul nostro sito.
Dott. Clayton Sugar
Clebbino Toys Inc.
Se vuole fare una pausa più lunga della virgola e meno del punto e virgola, ne usi tre allora.
Come i tre punti interrogativi o i tre punti esclamativi o i tre puntini:
???
!!!
...
La doppietta, in campo punteggiatura, non è prevista.
> Sugarboy: ahahha, la Fiera della Diversità, si ricorda lo scorso anno come ci siamo divertiti alla corsa sulle carozzelle?
Stia attento.
Per sempre sua,
Stefania
Per quanto riguarda l'incontro di persona naturalmente accetto. Immagino che la potrò riconoscere dal bastone bianco.
Dott. Clayton Sugar
Dipartimento Concretizzazione Rapporti
Clebbino LoveAffairs Inc.
Persempresua,
ecc ecc...
Non voglio mica fare il callo al giorno.
Mi piacciono i black-out al contrario...(light-out?)
f.to Carfagna Giosiana
Devotamente sua,
Stefania
P.S. Dott Sugar grazie per la mail in braille, purtroppo c'erano troppi accenti perche' io potessi decifrarla...
Per quello che concerne il nostro rapporto mi basta che lei abbia letto le cose sconce che le ho proposto di fare nel mio studio ovale.
Dott. Clayton Sugar
Clebbino Inc.