5 agosto 2017

Il caldo killer

Sono andato da Mediaworld per vedere a scrocco sulle tv in esposizione l’ultima puntata di Piccoli Casi Umani (aka Casini Umani) che raccontava la storia di questo investigatore privato in pensione che ormai trascinava le sue giornate nella noia e nell’inedia, leggendo giornali e guardando telegiornali. E d’estate sui giornali e sui telegiornali di tutto il Paese non si faceva che parlare del “caldo killer”, questo temutissimo assassino seriale che stagionalmente si rifaceva vivo uccidendo prevalentemente anziani ma che anche non disdegnava i bambini e i cardiopatici. L’investigatore privato in pensione ogni volta chiudeva il giornale o spegneva la tv e accendendosi la sigaretta elettronica si chiedeva chi fosse questo maledetto serial killer detto “il Caldo”, dalle probabili tendenze gerontofile-pedofile, che prendeva di mira i soggetti deboli della popolazione. E le forze dell’ordine che facevano? Niente! Brancolavano nel buio, come al solito. E l’arma del delitto? Sconosciuta. L’investigatore privato pensionato non ci dormiva la notte, complice l’afa, che lo faceva girare e rigirare sul letto.
Allora decise che era il momento di tornare in azione. Di risolvere quell’ultimo caso, di sua iniziativa, acciuffare quel bastardo senza scrupoli che uccideva per il solo piacere di uccidere, e consegnarlo alle autorità; dopodiché sarebbe potuto tornare alla sua vita dimessa, alle sue sigarette elettroniche fumate ascoltando il suo 45 giri preferito, Some of These Days di Sophie Tucker.
Liberò dalla naftalina il suo impermeabile grigio stazzonato, nonostante fosse estate inoltrata, tirò fuori dal cassetto la sua Beretta 92, e sudando copiosamente una mattina di agosto si mise alla guida della sua Lancia Fulvia del ‘74, girando per le strade della sua città, secondo dove lo portava il suo fiuto.
Si appostò nei pressi della stazione ferroviaria metropolitana, di fronte a un baretto gestito da cinesi, sotto al cui porticato quattro vecchi in canottiera giocavano a carte.
Quattro vittime potenziali, pensò.
Spense il motore della Fulvia, e parcheggiato sotto a un sicomoro decise che avrebbe aspettato lì. Il Caldo avrebbe fatto un passo falso, prima o poi. Lui non aveva fretta. Aveva tutto il tempo del mondo.
La sua prostata però non era d’accordo. Dopo dieci minuti uscì dalla macchina e si diresse verso i cessi della stazione. Il sole picchiava verticale, la strada ondeggiava. L’impermeabile gli si era incollato addosso come la pupa di un postribolo degli anni Trenta. Bei tempi, quelli!
Ansimando entrò nel cesso, al binario uno. Dopo tutta quella luce, la penombra in cui era immerso il gabinetto lo rese cieco per qualche istante. Avanzò barcollando fino all’orinatoio. Rivoli di sudore scendevano dal suo capo inzuppandogli il collo. C’era come una nebbiolina nell’aria, le piastrelle sembravano vibrare impercettibilmente e gli sembrò di sentire, lontane, le note di una canzone conosciuta.
Poi sentì dei passi alle sue spalle. Senza chiudersi la patta estrasse la Beretta dalla tasca dell’impermeabile e si voltò di scatto.

Some of these days
You'll miss your honey
Some of these days
You'll feel so lonely


Lo ritrovarono gli agenti della Polfer, riverso in un lago di urina e con la Beretta ancora in pugno. L’arma era scarica. Nella sua auto ritrovarono un taccuino, dove aveva meticolosamente trascritto gli appunti della sua indagine, gli indizi, le supposizioni. Il giorno dopo il principale quotidiano cittadino titolò:
IL CALDO KILLER COLPISCE ANCORA
VITTIMA UN PENSIONATO DI 78 ANNI
Il corpo senza vita trovato dagli agenti della Polizia Ferroviaria

3 commenti:

Maurizio ha detto...

Il colto guardiano di MediaWorld non ti ha preso per le orecchie?

Bandini ha detto...

Ah, diavolo d'un Maurizio Bagnasco... non mi ha preso per le orecchie, ma abbiamo avuto uno scambio naturalmente, uno scambio che volevo riportare qui ma poi non l'ho fatto, che non è che devo per forza raccontare sempre tutto e certe cose a raccontarle non funzionano così bene come invece funzionano se le lasci solo immaginare.

lievito ha detto...

perfetto.