14 settembre 2010

Il perché della tv

L'altra sera sono andato a cercare Ermete Dossi nella Zona Deumanizzata. Volevo capire che cosa lo aveva spinto ad andare in tv a Criminali Buffi. L'ho trovato nel suo appartamento diroccato, seduto su uno sgabello al centro della stanza, illuminata da una vecchia lampada ad acetilene. Stava rosicchiando una radice.
- Chi è? - ha detto Ermete, con tono leggermente allarmato.
- Ti ho visto in tv - ho detto.
- Ah, sei tu.
- Cosa stai masticando?
- Una radice.
- Di che?
- Boh. l'ho trovata in cortile.
- E' buona?
- Sa di - ci ha pensato un attimo - radice.
- I vecchi sapori di una volta.
- Come sono venuto, in tv?
- Perché ci sei andato? Hai mandato a puttane tutto. Adesso i servizi segreti o chissà chi non ci metterà molto a trovarti. L'hai fatto davvero per i soldi?
- No, a che mi servono i soldi. Mi stavo annoiando, volevo vedere un po' di tv. Solo che qua non c'è elettricità, non c'è niente. Qualche giorno fa si è presentata una tizia. Ti ricordi che una certa Olga una volta venne da te? Chiedendoti dove mi trovavo?
- Come no. Disse di essere la tua fidanzata.
- Invece era una della televisione. Una di Criminali Buffi. Volevano fare una puntata su di me.
- E come hanno scoperto che vivevi nella Zona Deumanizzata? Io non gli ho detto niente.
- Che ne so io. Ti avrà seguito di nascosto una volta che venivi qua. Così, si presenta questa tizia e mi propone di andare in tv. Io, come ti dicevo, volevo vedere un po' di tv, e non avendo una tv, qua, ho pensato che potevo andare direttamente in tv. A vederla da dentro.
- E com'è, da dentro?
Ermete ha sputato un pezzo di radice in terra.
- Non lo so.
- Come, non lo sai.
- Non lo so. Non sei mai dentro la televisione. Ero in uno studio ed ero di spalle, per non farmi riconoscere.
- Già, peccato che hanno fatto il tuo nome. Sanno che sei stato in tv. Non ci metteranno molto a trovarti.
- Comunque, c'era questa telecamera che mi riprendeva di spalle, tutto qua. C'era un faretto e c'era della gente accanto alla telecamera, i tecnici, gli assistenti di studio. Mi hanno messo il microfono. Ma la tv non lo so dov'era. Quella era la realtà.
- E dove pensavi di finire.
- Non lo so, pensavo di vedere tutto a pixel, di entrare in una stanza dove tutto fosse di pixel, il mio corpo di pixel, dove tutto fosse più piatto e colorato. Invece era tutto normale. Mi sa che non è lì che si fa la tv, la tv si fa nelle case della gente, tipo.
- Dove hai preso quella lampada ad acetilene?
- L'ho trovata in cantina.
- Come funziona?
- Nel serbatoio superiore c'è l'acqua, sotto c'è il carburo di calcio. Quando l'acqua goccia nel carburo si forma per reazione chimica l'acetilene, che esce da quel beccuccio. Basta avvicinare un fiammifero acceso e si incendia.
- Sembra una caffettiera.
- Pensavo che lo fosse. Ho provato anche a farci il caffè ma aveva un retrogusto acido. Dopo, ho capito che non era una caffettiera, era una lampada ad acetilene.
- Come sai della reazione chimica? Del carburo di calcio eccetera?
- L'ho letto una volta su un inserto di Io Elettrodomestico.
- Questa conversazione non ha senso, ti rendi conto?
Ermete ha accennato un sorriso.
- Sai - ha detto -, tempo fa, quando ancora non vivevo nella Zona Deumanizzata, ho incontrato un tizio.
Ho aspettato che Ermete andasse avanti con il racconto, ma restava zitto, masticando la radice. Dopo un po' che stavamo zitti ho rotto io il silenzio.
- E ti capitava spesso?
- Che cosa?
- Di incontrare un tizio.
- Continuamente - ha detto, con un filo di voce.

2 commenti:

non-scrittore ha detto...

questo brano sa di capolavoro.

Jo ha detto...

Concordo con il commento di cui sopra.


Jo