1 ottobre 2008

Un riconoscimento dovuto

Ci sono molte cose in cui in quanto italiani siamo bravissimi ma non si capisce per quale motivo spesso queste cose le misconosciamo. E oltretutto in molti casi sono cose nelle quali costituiamo l’eccellenza, a livello internazionale, diamo cioè dei punti a tutti. Una di queste è il razzismo. Siamo razzisti di qualità, sopraffini, di alto livello, e però siamo talmente abituati a denigrarci che poi le cose che ci riescono meglio le misconosciamo. Tutti a dire che non siamo razzisti. Ma perché ci nascondiamo dietro a un dito, dico io. Questa ritrosia, questa falsa modestia, questa insicurezza riguardo alle nostre capacità. Addirittura questa paura, quasi, di venire considerati dei razzisti dell’ultima ora. Ma stiamo scherzando. Diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Bruto quel che è di Bruto, e Cassio pensi per sé. Noi abbiamo alle spalle una gloriosa storia di razzismo italiano doc. Noi le cose le facciamo per bene, noi non improvvisiamo niente. E soprattutto non facciamo preferenze, il nostro razzismo è equanime, nei confronti di tutti i diversi, nessuno escluso. Siamo stati colonizzatori razzisti sia contro la Libia, nel 1911 (dove siamo stati i primi a usare i gas asfissianti per ammazzare orde di civili, i primati è giusto che vengano riconosciuti) sia contro l’Etiopia nel 1935. Abbiamo accettato le Leggi Razziali nel 1938 e permesso che 17mila ebrei fossero deportati tra il ’43 e il ’45, e siamo stati razzisti anche tra di noi, negli anni del boom, settentrionali contro meridionali, perché noi siamo capaci anche di autocritica, di guardarci dentro. Insomma la storia è la storia, noi non improvvisiamo niente, ci abbiamo messo secoli a costruirci un razzismo serio, radicato, efficace, ci sono voluti anni di sacrifici e di sudore sulla fronte, crederci fino in fondo, anche quando sembrava che tutto questo lavoro di anni fosse stato spazzato via. Però succede che siamo cattivi promotori di noi stessi, che non ci sentiamo mai all’altezza, che ci scherniamo, e anche schermiamo, e poi finisce che ci facciamo fregare le idee dagli altri, dai tedeschi, dagli austriaci, e noi rimaniamo indietro e sorridiamo, diciamo noi non siamo capaci e invece siamo più capaci di tutti, quand’è che impareremo a credere in noi stessi una buona volta.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

"Loro non hanno potuto mettere regole all'immigrazione. Ora vivono nelle riserve. Pensaci"

Spot così non lasciano dubbi. Siamo i numeri uno.

Anonimo ha detto...

me ne fregio!

Bandini ha detto...

> Bravo Ste. Diamo spazio all'eccellenza italiana.
> Indiano, Il tuo è un ottimo slogan. Depositalo subito, sarà la tua ricchezza. Tanto poi i legali della Clebbino te lo sottrarranno con la forza e la violenza bruta.

Anonimo ha detto...

io ti leggo sempre in ritardo perché se ti leggo prima scopro che hai detto tutto meglio e non scrivo più niente

Bandini ha detto...

Non dirlo manco per scherzo, Miic.