4 aprile 2023

Un posto qualunque

 Ermete mi ha chiesto di accompagnarlo in un posto, non ha specificato dove. Gli ho detto che sarei passato a prenderlo in macchina. «Lascia perdere la macchina» ha detto «da quando la Zona Deumanizzata è diventata ZTT*, è un inferno. Vieni a piedi». «Ok, ti faccio uno squillo quando sono sotto casa tua».

Aveva ragione, tutte le strade del quartiere erano intasate di auto, perlopiù ferme. Alcune non avevano neanche il motore acceso. Alcune non avevano neanche passeggeri all’interno, come se la gente si fosse stufata e avesse abbandonato l’auto, o forse era un nuovo tipo di parcheggio, non lo so. Però era un traffico strano, non c’era astio, non c’erano colpi di clacson o gente che imprecava, vigeva una calma rassegnazione. 

«Perché non andate a piedi?» ho chiesto a un tizio in coda che aveva il finestrino abbassato e teneva gli occhi chiusi. 

«Per andare dove?» ha chiesto lui, senza neanche aprire gli occhi. 

 «Non saprei, dove deve andare?» 

«Da nessuna parte. Io vivo qui.»

«Come, vive qui. Non ha una casa?»

«Sai quanto costa una casa? E poi mica ci vai in giro, con la casa. E comunque chi cazzo sei?»

Arrivato sotto casa di Ermete ho preso il telefono per fargli uno squillo, ma mi sono ricordato che lui non ha il cellulare. Allora ho cercato il suo nome sul citofono, ma mi sono ricordato che non c'è il suo nome sul citofono, e che comunque è rotto. Allora ho preso un sasso e l'ho lanciato contro la finestra del suo appartamento, sfondandola. Dopo un po' dal buco della finestra sfondata è uscito il braccio di Ermete, con la mano che faceva pollice in su.

Ermete è sceso.

«Dove andiamo?» 

Ermete ha alzato le spalle «E che ne so.»

«Ma mi hai chiesto di accompagnarti in un posto.»

«Appunto, acccompagnami in un posto.»

«Che posto?»

«Uno qualunque. Scegli tu.»

Ho preferito non rispondere e ho preso a camminare a casaccio per la Zona Deumanizzata, tra i gas di scarico del traffico immobile. Dentro alle auto in coda, le persone guardavano negli schermi dei loro smartphone. Ho guardato su, nel cielo. L'ho guardato negli occhi. Quante visualizzazioni fa il cielo? Poche, mi sa. Ermete mi seguiva, con le mani in tasca e la testa incassata tra le spalle. Faceva freddo, e un attimo dopo faceva caldo. Ma lui se ne frega. Il cielo, dico. Lo guardavo negli occhi e con lo sguardo periferico guardavo la periferia, tutto intorno.

«È bella la periferia» ho detto per dire qualcosa. Ermete era d’accordo. Se fosse per lui, ha detto, costruirebbe una città fatta solo di periferia.

«Quindi, a forma di anello?» ho chiesto.

«Che cosa?»

«La città fatta solo di periferia, senza il centro. Non avrebbe la forma di un anello?»

Ermete ci ha pensato un attimo. Poi ha detto:

«No, più quella di un buco di culo.»

 

*Zona a Traffico Totale.


1 commento:

il fu ing. G. ha detto...

Il problema è che l'anello di periferia è instabile e collassa. Un po' come il buco di culo, o il diocotrone.

Cordialità