20 novembre 2022

Nuovi reality show e il business del fango

 COMPRO FANGO c’è scritto sull’insegna di molti negozi della città. Dev’essere il nuovo business in tempi di siccità, ho pensato. Stavo andando da Mediaworld a guardare un po’ di tv a scrocco. Appena entrato nel negozio, mi blocca l’addetto alla sicurezza che studia filosofia alle scuole serali.
– È un po’ che non venivi –, mi fa, che è sempre il suo modo timido di salutarmi.
– Come ti chiami? Scusa se te lo chiedo, ma mi sono accorto che ci conosciamo da anni ormai, e non so neanche come ti chiami, e dentro di me ti chiamo sempre “addetto alla sicurezza che studia filosofia alle scuole serali”, ma capisci anche tu che è un po’ lungo.
Ha detto che si chiama Alfonso, ma tutti lo chiamano Alfo. Io gli ho detto piacere, mi chiamo Massimo ma tutti mi chiamano Bandini, tranne mio padre.
– Come mai?
– Perché a mio padre piace chiamarmi per nome.
– No, intendo come mai ti chiamano Bandini.
– Perché è il mio cognome.
Mi ha detto che ha finito le scuole serali e che ha partecipato al casting per un nuovo reality show che si chiama Maître à penser, in cui giovani filosofi si sfidano all’ultimo sangue su un ring a colpi di sillogismi e confutazioni per decretare la filosofia peso massimo del Terzo Millennio. Ha brillantemente superato le selezioni e adesso aspetta che lo chiamino per registrare la prima puntata. Lui parteciperà in qualità di filosofo neokantiano.
– Interessante Alfo – ho mentito. Volevo togliermelo di torno per andare a vedere un po’ di sana tv. Ho fatto per avviarmi al reparto tv ma mi ha bloccato afferrandomi a una spalla.
– Lo sai – ha detto sorridendo – proprio l’altro ieri ti ho sognato. Ho sognato che ti beccavo al reparto piccoli elettrodomestici mentre cercavi di infilare il cazzo in un tostapane. Per lo spavento di essere stato colto sul fatto, l’uccello ti rimaneva incastrato nel tostapane e a quel punto eri costretto a comprarlo. Mi sono svegliato proprio mentre la cassiera avvicinava il lettore ottico al tuo cazzo per tentare di passarlo sul codice a barre del tostapane. Insomma, ti ho sognato e dopo due giorni ecco che ci incontriamo, non è una coincidenza incredibile?
– Le coincidenze sono sopravvalutate – gli ho detto cercando di liberare la mia spalla dalla sua presa, senza riuscirci.
– Che intendi dire, che non credi alle coincidenze? – ha detto, stringendo la morsa un po’ di più.
– No no, ci credo. Ma credo molto di più nelle non-coincidenze, che io chiamo scoincidenze. Accadono continuamente, se ci si pensa. Anche ora.
– Ora?
– Sì, per esempio, io non stavo affatto pensando a te, ma pensavo ai cazzi miei, e ai negozi che comprano fango, e proprio mentre penso questo, chi ho incontrato? Te. Che scoincidenza!
Alfo ha allentato la presa sulla mia spalla, e dopo qualche secondo l’ha mollata del tutto.
– Una scoincidenza... e capitano spesso, hai detto?
– Eh! Una via l’altra... è uno stillicidio... così tante che neanche ce ne accorgiamo. Siamo distratti dalle coincidenze, che sono solo fumo negli occhi... Ora per esempio. Sta accadendo di nuovo.
– Una scoincidenza? Dove? Come?
– Ma sì. Tu ti chiami Alfonso detto Alfo, giusto?
Ha annuito, sospettoso, e – mi è parso – anche un po’ spaventato.
– E indovina come si chiama il mio cane?
– Fuffi?
Gli ho dato una pacca sulle spalle.
– Quasi! Sarebbe stata una scoincidenza anche così, ma è molto di più. Tipo che io un cane proprio non ce l’ho!
Questo lo ha annientato. È rimasto immobile a rimuginare nel suo cervello da filosofo in erba e futuro concorrente di reality. L’ho salutato e sono andato al reparto tv, ma davano soltanto quei programmi di viaggi in cui ci sono noiosissime riprese aeree fatte da droni, almeno fossero droni militari che sganciano bombe, invece no, niente, fanno solo riprese che a tratti vengono accelerate e poi di nuovo rallentate, credo con l’intenzione di farti venire un attacco epilettico. Mi sono subito annoiato e allora sono andato al reparto piccoli elettrodomestici, alla ricerca di un tostapane delle dimensioni adatte.