1 marzo 2022

Una devastante arma non convenzionale

 Buon anno! (ha! fa ridere, no?)
Ieri sono andato a cena da mio padre. Sono giorni che mi nutro a semi di zucca e fegato di merluzzo spalmato su fette biscottate, non lo so neanche io perché, penso per inerzia e per praticità, da quando il pratico ha avuto il sopravvento sul teorico l’umanità ha iniziato il suo declino. Quindi avevo voglia di mangiare qualcosa di più sostanzioso, un pasto completo, e Svetlana, la moglie di mio padre, tutto le si può dire tranne che non cucini bene. Così sono arrivato a casa di mio padre ma Svetlana non c’era.
– Svetlana non c’è?
– È tornata in Russia.
– Lo sapevo! Alla fine ti ha lasciato pure lei.
– Non mi ha lasciato. È andata ad arruolarsi nella Brigata dell’Abbraccio.
Ho annuito lentamente. Mentre mio padre mi fissava, mi sono seduto alla tavola apparecchiata. C’erano due piatti, e, al centro del piatto, una scatoletta di fegato di merluzzo. Mio padre continuava a fissarmi, in attesa. In attesa che io facessi la Domanda. Ma io non volevo farla. Invece dissi:
– Ho portato anch’io qualcosa. Non volevo venire a mani vuote – e ho estratto una confezione di semi di zucca. L’ho aperta e ho rovesciato i semi di zucca sul tavolo. Poi ho cominciato a sgranocchiarne una, con la buccia e tutto. Mio padre era sempre in attesa della Domanda. Ho sputato la buccia del seme di zucca, ho sbuffato, uno sbuffo sonoro, teatrale.
– D’accordo. Mi arrendo – ho guardato mio padre, e poi gli ho fatto la Domanda.
– Che cos’è adesso questa Brigata dell’Abbraccio?
Mio padre ha sorriso di soddisfazione.
– Grazie per averlo chiesto. È un corpo speciale clandestino nato in Russia dopo che si è capito che per l’Ucraina non stava buttando bene. È formato da dissidenti politici e oppositori al regime di Putin.
– Forte. Vogliono fare la rivoluzione? Ai russi piace.
– Oh no, no.
– Allora vogliono solo rovesciare il regime.
– No. Non direttamente almeno.
– Vogliono ammazzare Putin?
– Cosa? No! Svetlana non è un’assassina. E neanche Maya.
– Maya la giornalaia?
– Sì.
– Che c’entra lei?
– Anche lei è nella Brigata dell’Abbraccio.
– Ma Maya la tua ex?
– Sì.
– Maya con cui eri andato a vivere a Vladivostok e in seguito ti ha lasciato per scappare con un soldato russo?
(nota: il dialogo non è andato proprio così. Non è che sono scemo, avevo capito benissimo chi era Maya, sto usando questa raffinata tecnica di ripetizione per fare un riassunto delle puntate precedenti che non sembri un riassunto delle puntate precedenti, che ha però l’effetto collaterale di far sembrare me un coglione. Del resto molti personaggi nei film vengono sacrificati per questo. Tipo quei personaggi femminili che dicono al protagonista cose come “Ti presenti da me dopo avermi tradito con la veterinaria del nostro cane che mi avevi regalato per il mio compleanno e ti aspetti che io ti perdoni?”, ma chi è che parla così?)
Mio padre mi ha spiegato che era stato proprio il soldato russo, che aveva disertato in seguito all’ordine di invadere l’Ucraina, a fondare con altri la Brigata dell’Abbraccio.
– L’obiettivo della Brigata dell’Abbraccio è intrufolarsi al Cremlino, eludendo tutti i controlli e le guardie di sicurezza, penetrare nell’ufficio del presidente quando è solo, o – ancora meglio – penetrare in una delle sue residenze private quando lui si trova lì, prenderlo alle spalle in un momento di relax, magari mentre è in vestaglia e pantofole, quelle pantofole buffe con le orecchie, e, prima che possa ribellarsi o divincolarsi o anche solo capacitarsi, dargli un abbraccione.
– Capisco. Ma non sarà facile. Ci vorrebbe un ninja per eludere il sistema di sicurezza che circonda Putin, e anche ammesso che ci si riuscisse, il presidente è cintura nera di judo e pratica anche karate, chi tentasse di abbracciarlo, anche prendendolo alle spalle, probabilmente si ritroverebbe al tappeto con diverse costole rotte.
– Mi aspettavo un’obiezione di tutt’altro tipo. Comunque, sarà pure cintura nera di judo, ma è cintura di merda di abbracci. Il punto è proprio questo: probabilmente sa come difendersi da un colpo di judo, ma è totalmente impreparato a schivare o a neutralizzare un abbraccio come si deve. Non sottovalutare la potenza dell’abbraccio. Se ci pensi, che cosa fa un pugile sul ring quando si trova in difficoltà, sottoposto alla gragnuola di colpi dell’avversario? Lo abbraccia. E abbracciandolo, lo neutralizza. Putin, che non è scemo, questo lo sa bene. È questo il motivo per cui tiene le persone, tutte le persone, a distanza di sicurezza. La scusa ufficiale è il Covid-19, ma quei tavoli chilometrici ai cui estremi si siedono lui e il suo interlocutore di turno servono a questo: a non cadere vittima di un abbraccio.
– Be' certo non nascondo che un abbraccio sarebbe devastante per lui.
– Lo disarmerebbe completamente fin dentro le viscere. Lo farebbe scoppiare in lacrime. Non sarebbe più lo stesso uomo di prima. Capisci? Sarebbe la fine del putinismo.
– È un piano audace. Ma l’abbraccio è un’arma non convenzionale, come reagirebbero l’Onu e l’opinione pubblica? Sarebbe tollerato il ricorso a un’arma tanto devastante?
Mio padre ha allungato una mano e ha fatto una cosa che non ha mai fatto in vita sua, credo. Mi ha preso una mano e me l’ha stretta, e poi con voce grave, guardandomi negli occhi, ha detto:
– La guerra è guerra, Massimo.
Alla fine non ci andava di mangiare fegato di merluzzo e semi di zucca e abbiamo ordinato due pizze, che abbiamo mangiato guardando le immagini di guerra in Ucraina e irridendo le obsolete, goffe, sgraziate e fracassone armi usate dall’esercito russo, le loro bombe a grappolo, i loro missili Iskander-M 9M728, le loro bombe termobariche.

3 commenti:

il fu ing G. ha detto...

Egregio Bandini, una domanda di merda (vista la situazione): dove ha ordinato le pizze? Cecioni è ancora in attività?

Cordialità

Bandini ha detto...

Caro fu ing.G, RapidoPizza da qualche anno si è convertito in SlowPizza: niente consegne a domicilio, niente ordini telefonici, tu vai lì, ordini la pizza a voce, e poi aspetti che sia pronta, e poi te la mangi sul posto o te la porti a casa. Quindi io e mio padre l'abbiamo ordinata da un'altra parte tramite una app che manda una piccola scossa elettrica a un rider in attesa su qualche panchina della città. Il rider si attiva, va a prendere la pizza e te la porta comodamente a casa. Il rider poi viene pagato con una piccola scarica di dopamina, tramite un like rilasciato sul suo profilo social.

il fu ing. G. ha detto...

Capisco. Niente più cerchietti sul campanello, niente sputi nella pizza. Molto asettico e covid-compliant. Una volta c'erano più romanticismo e batteri.

Cordialità