15 marzo 2014

Rompete la fila

Ho notato che quando la gente si trova in coda (alla cassa del supermercato; all’entrata del cinema; al casello autostradale; all’ufficio postale; in chiesa per l’eucarestia; eccetera) entra in modalità gregge. Spegne cioè il cervello e procede per imitazione del simile che lo precede nella fila. Quando questi avanza, essa avanza; quando questi si ferma, essa si ferma. Se questi avanza anche solo di un millimetro (un millimetro!), anche essa fa un micropasso in avanti per ripristinare la distanza originaria, come se fosse una questione di vita o di morte. Sono praticamente sicuro che se il tizio che precede facesse una cosa tipo – che ne so – sedersi in terra o fare una capriola, anche chi lo segue si siederebbe in terra o farebbe una capriola. Così oggi, mentre ero in fila alla mensa Clebbino, ho fatto un esperimento. Quando il tizio in fila davanti a me (uno che lavora in amministrazione, o forse in portineria, o forse entrambe) è avanzato di mezzo passo per leggere il menù del giorno affisso in bacheca, io non mi sono mosso, lasciando quel mezzo passo di spazio in più tra noi. Immediatamente, alle mie spalle ho sentito un brusìo, una vibrazione negativa. Il portiere-amministratore, dopo essere rimasto fermo una trentina di secondi, ha fatto un altro passettino, guadagnando altri dieci centimetri. Io, niente. Alle mie spalle potevo sentire la fila scalpitare, premere, rumoreggiare. Dopo alcuni istanti di tensione insostenibile, il tizio in fila dietro di me mi ha bussato con il dito sulla spalla, credo per assicurarsi che non fossi morto. Io ho socchiuso gli occhi, senza muovere un muscolo. Davanti a me la fila ora avanzava fluida, il portiere-amministratore era lontano, all’orizzonte, almeno due metri staccato da me. Il tizio dietro mi ha picchiettato la spalla con più decisione. Io ho chiuso del tutto gli occhi. Lui ha continuato a picchiettare, e ha cominciato a dire: – Scusi. Mi scusi, la fila... lei è in fila?
Il brusio ormai era un vociare rabbioso. La fila premeva alle mie scapole, spingeva. Io ho inspirato.
Ho allargato le braccia, come cristo in croce.
E poi, mi sono lasciato cadere all’indietro.
Come tanti birilli, io e tutti quelli dietro di me siamo franati giù, l’uno sopra l’altro, supini, sul pavimento di linoleum. Tutto intorno, urla, risate, rumori di piatti e stoviglie, scalpiccìo. Sul soffitto esattamente sopra di me potevo vedere una mosca camminare sul tubo opalescente della luce al neon, a zig zag. Le ho lanciato un bacio.

4 commenti:

Effetto Pauli ha detto...

Beelliiiiissimo...

lievito ha detto...

bellissssimoooo.
scusa, effettofila.
(ciao, effetto)

Bandini ha detto...

Vi ho stese, praticamente.

Effetto Pauli ha detto...

Ahahahahhaah
(ciao lieve!! Bello trovarti qua)