6 ottobre 2013

Buon compleanno Creativo n.2!

Creativo n.2 mi ha invitato alla festa per il suo compleanno a casa sua. “Tipo scuola media?” gli ho chiesto. Mi ha guardato storto: “Media? Come ti permetti? La mia scuola era eccellente, no media”. Non sapevo cosa regalargli, gli ho comprato un portachiavi USB (alla commessa del negozio di elettronica veramente avevo chiesto un porta-chiaviUSB, invece lei mi ha dato un portachiavi-USB, sinceramente non vedo l’utilità di un portachiavi con integrato un cavetto USB, ma se l’hanno inventato si vede che ce n’era bisogno). Il giorno della festa sono andato a casa sua, ho suonato il campanello. Non ero mai stato a casa di n.2. Non ero mai stato a casa di nessun collega del Reparto Creazione, ora che ci penso. Non ci siamo mai frequentati fuori dalla Clebbino, in effetti. Per cui mi faceva piacere come cosa, incontrare i miei colleghi in occasioni extralavorative. N.2 ha risposto al citofono e mi ha detto di salire. Sono salito. A casa sua non c’era nessuno.
– Gli altri devono ancora arrivare? – ho chiesto.
– Oh, no. Non deve arrivare nessun altro. Siamo solo io e te, n.5.
E mi ha spiegato che gli era venuta questa idea geniale, super creativa: invece di fare un’unica festa con tutti gli invitati contemporaneamente, fare tante piccole feste a tu per tu, una per ogni invitato. “Così si ha modo di chiacchierare, di conoscersi meglio. Inoltre, la festa tradizionale è così B2C, mentre una festa di questo tipo è molto più B2B, non trovi?”. Io ho annuito, un po’ a disagio. Gli ho fatto gli auguri. Lui mi ha detto grazie. Gli ho dato il regalo. Lui ha detto ancora una volta grazie, e che non dovevo. Io ho risposto che era una sciocchezza. Lui ha scartato il regalo, e ha detto: che bello, un porta-chiaviUSB. Io ho risposto: in realtà, non è un porta-chiaviUSB, ma un portachiavi-USB. Lui ha detto fantastico, e ha detto di nuovo grazie. Io ho risposto non c’è di che. Era tutto così spontaneo e intimo e sincero, una sensazione nuova per me, ero abituato alle feste vecchia maniera. A un certo punto n.2 ha detto che potevamo anche spostarci dal corridoio, e andarci a sedere in sala, e così siamo andati in sala e ci siamo seduti su due poltrone, una di fronte all’altra. Ci siamo fissati per un po’. Lui sorrideva, amabile.
– Tanti auguri – gli ho detto.
– Sì, e poi? – ha detto lui, senza smettere di sorridere amabilmente. Mi sono stretto nelle spalle.
– Vuoi che guardiamo un po’ di tv? – ha detto. – Io ho il digitale extraterrestre. Prendo 24.015 canali. E sono in costante aumento! Il mio preferito è TVB, sul canale 7003. Fanno quel talkshow stupendo che si chiama WalkieTalkie, alle undici di sera. Tu che programmi guardi?
– Oh, io guardo l’effetto neve.
– Su che canale?
– Su nessuno. Cioè su tutti. No, è che ho una vecchia tv analogica, senza decoder.
– Cosa? Vuoi dire che ci sono ancora trasmissioni tv in analogico?
– Ce n'è una sola. Effetto neve. Quella che guardo io. C’è a tutte le ore.
– Accidenti, cosa darei per vederla.
– Basta che stacchi il decoder e la vedi anche tu.
– Non posso staccare il decoder, Bandini. È incorporato nella tv al plasma.
– Ah.
– E dimmi, sembra davvero neve?
– Se vuoi, una volta puoi venire a casa mia e lo guardiamo insieme, l’effetto neve.
– Ma sembra neve per davvero?
– Mah, in realtà no. Sembra più una minestra. Una minestra di cenere, tipo.
– Tipo neve?
Ho reclinato la testa indietro per appoggiarla allo schienale. Sembrava che lo schienale non arrivasse mai, mi sembrava di precipitare, cadere nel vuoto. Stavo per urlare, quando finalmente la mia nuca ha impattato nello schienale.
– No, tipo... tipo neve, sì. Sì, praticamente uguale – ho detto.
C’è stato un altro silenzio. Era un silenzio strano, come costruito a tavolino. Costruito a tavolino da scienziati stagisti, grossolano, per niente ergonomico, valvolare. Stavo per dire qualcosa, qualunque cosa, per farlo andare in pezzi, ma n.2 mi ha preceduto.
– Pensavo. Sai qual è il vero lusso, oggi come oggi e molto più di ieri?
Mi sono stretto nelle spalle.
– La salute mentale? – ho azzardato. È scoppiato a ridere.
– No – ha detto, – il dolore. Il dolore è il vero must-have dei nostri tempi. Facci caso. Si soffre sempre meno. Ci sono sempre più cure palliative, antidolorifici, anestetici, antinfiammatori, droghe, unguenti, psicofarmaci, farmaci omeopatici, esercizi yoga, rimedi della nonna. Ci sono caschi, cinture di sicurezza, airbag e paracadute ovunque. Farsi del male non è mai stato così difficile. Il dolore, è merce così rara ormai.
– Rara, tipo il cadmio?
– Bravo. Tipo il cadmio.
– Il dolore.
– Un lusso, Bandini.
Un lampo ha attraversato i suoi occhi.
– Vuoi farmi un regalo davvero prezioso per il mio compleanno, n.5?
– Se posso.
Ha inspirato molto lentamente.
– Colpiscimi.
Ho raddrizzato la schiena, agitandomi sulla poltrona.
– Ma eh? – ho detto.
– Dammi un pugno qui. In faccia. Adesso. Coraggio. Fammi questo regalo. Un po’ di dolore fisico.
– Ma come, ma come.
– Ma come come, un pugno! Dammi un pugno! Te lo chiedo per favore! È il mio compleanno! Solo un pugno in faccia, che sarà mai? Solo un...
Sulla faccia aveva quella specie di avanzo di sorriso e allora mi sono alzato di scatto e gli ho dato un pugno, dritto per dritto. È rimbalzato all’indietro e poi si è ripiegato in avanti, poi è scivolato a terra, tutto rannicchiato sulla sua faccia.
– L’occhio l’occhio il mio povero occhio figlio di puttana non ci vedo più! – ha mugolato.
– Non ti senti più fico?
– Mi hai preso l’occhio figlio di chiama il 118!
– No, non ringraziarmi! Figurati, per così poco!
Sono corso via lasciandolo lì.

2 commenti:

D.Saponetti ha detto...

Fuck Palahniuk in confronto è un nano, Bandini

Bandini ha detto...

Esagerato, Saponetti. Esagitato, anche.