Ermete Dossi si è presentato a casa mia.
– Che ci fai qua? – gli ho detto. Ultimamente è fisicamente instabile, nel senso che non è più stabilmente localizzato in un solo luogo fisico, la Zona Deumanizzata. Questo mi inquieta, sento odore di oscuri presagi, sempre che questa frase abbia un senso, ma anche se non ce l'ha. Aveva con sé un sacco di iuta con dentro un paio di jeans, un maglione sdrucito e un po' di biancheria. La iuta è bella.
– È solo per un po', finché non si calmano le acque – ha detto. Ultimamente ha visto un po' troppa gente nella Zona Deumanizzata, il che non è evidentemente un buon segnale, probabilmente stanno cercando lui, sono quelli dei servizi segreti, dice, probabilmente hanno visto la puntata di Criminali Buffi che lo ha visto come protagonista.
– Sei pazzo, non puoi stare qua – gli ho detto.
– Solo per un po'. Che cos'è quella? – ha chiesto indicando il cumulo di terra ammonticchiato contro la parete.
– Terra. Ne vuoi un sacchetto?
– No. Che cos'è quello? – ha chiesto indicando Domenico, che lo occhieggiava dal suo angolo preferito del soffitto.
– Quello è un geco, è Domenico, mio figlio.
Ermete ha fatto tanto d'occhi.
– Chi è la madre?
– Eugenia.
– Vuoi dire lei? – ha chiesto indicando Betsabea, che era seduta sul divano e da quando Ermete era entrato in casa non aveva smesso di fissarlo.
– No – ho detto, un po' infastidito – lei è Betsabea.
– Ma è identica a Eugenia. Me la ricordo benissimo Eugenia.
– Con Eugenia è finita.
– Ah. E, ehm, lui – ha detto, indicando Domenico – ne ha sofferto?
– Certo. Anche i gechi soffrono – ho risposto, un po' scocciato. Questo interrogatorio da parte di Ermete mi stava innervosendo.
– Senti, e come, come ha fatto a nascere da Eugenia, Domenico?
– Devo spiegarti il grande mistero della nascita?
– Magari, sì.
– È un mistero, lo dice la parola stessa.
Siamo stati zitti. Betsabea non diceva una parola. Domenico non muoveva un muscolo. Si sentiva la televisione, anche se era spenta. Non era la mia, era la televisione del vicino, penso, si sentiva attraverso i muri.
– Quanto pensi di fermarti? – ho chiesto di nuovo.
– Te l'ho detto, fino a che non si calmeranno le acque.
Adesso che ci penso, la televisione del vicino si sentiva ininterrottamente da tre giorni. Anche adesso che scrivo si sente. Forse il vicino è morto.
– Assomiglia alla madre – ha detto Ermete, indicando Domenico.
In caso di bomba atomica
7 anni fa
2 commenti:
ermete dovrebbe trovare rifugio in una grotta carsica, tra boschi di barcis. con le foglie che cadono, d'autunno, è tutto un altro vivere.
Speriamo che le acque rimangano agitate per almeno un altro paio di post (dove per post si intende grandissima letteratura in piccolo spazio)
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