20 maggio 2009

Due metri cubi di terra

Ieri è passato a trovarmi mio padre.
– Che cavolo è successo qui? – ha chiesto, entrando in casa. Si riferiva al cumulo di terra addossato all'angolo del soggiorno. Già, perché ho dimenticato di dire che dieci giorni fa mi ero messo in testa di comprare un computer portatile, di quelli minuscoli, che non ci puoi fare quasi niente. Ho fatto un giro su Internet ma costavano veramente tanto. Tanti soldi per una cosa così piccola e piena di implicazioni virtuali. Allora ho cominciato a pensare a cosa potevo comprare con pochi soldi ma che fosse tanta roba, tanta roba fisica, senza implicazioni virtuali. Girando su Internet ho scoperto che la terra, quella costa poco. Ho trovato un sito che vendeva la terra a 10 euro al metro cubo, e allora ho comprato due metri cubi di terra e me li sono fatti consegnare a casa. Venti euro per due metri cubi di terra, un sacco di terra, e costa pochissimo! Fantastico. Adesso è lì, tutta ammucchiata all'angolo della stanza (ho comprato anche una pala dal ferramenta e ho passato tutto il pomeriggio di ieri a spalare la terra contro l'angolo, buttandola in cima al cumulo, la terra franava giù dal cumulo e io la rispalavo in cima, così avanti per ore, stupendo).
– Ho comprato due metri cubi di terra.
– Per fare cosa?
Eccola la domanda cruciale di mio padre. Per mio padre tutto deve servire a qualcosa, altrimenti non ha senso.
– Costava poco. Venti euro.
– E intendi tenerla in casa?
– Sì, mi rilassa. Togliti le scarpe ed entraci a piedi nudi. Prova.
– C'è una bestia sul muro.
– È Domenico. Un geco.
Non gli ho detto che è mio figlio: non è pronto a diventare nonno. Lui è rimasto in piedi di fronte a me, non sapeva che fare.
– Prova. Togliti le scarpe. Vai coi piedi nella terra.
– Un'altra volta.
– No. Adesso.
– E va bene.
Si è tolto le scarpe, i calzini. È andato coi piedi nella terra.
– Come ti senti? – gli ho chiesto dopo un po'.
– Non so. Morto.
– Bello eh?
– Senti. Che intendi fartene di tutta questa terra?
– Potrei rivenderla in sacchettini. In sacchettini da mezzo chilo, al prezzo di 3 euro a sacchettino. Mi sembra un ottimo business. Incredibile che nessuno ci abbia ancora pensato.
– Sacchettini di terra? Per quale motivo uno dovrebbe comprare un sacchettino di terra?
– Che vuoi dire? Tu alle fiere, quando ero piccolo, mi compravi sacchettini pieni d'acqua. Me lo ricordo benissimo.
– C'ERANO DEI PESCI, DENTRO I SACCHETTINI PIENI D'ACQUA.
– D'accordo, d'accordo. Potrei metterci dei vermi, nei sacchettini di terra. Che ne dici?
- Vorrei lavarmi i piedi – e se n'è andato in bagno. Secondo me era felice. La terra è felicità.

18 maggio 2009

Quante dimensioni hai

Ieri io e Armenia siamo andati al cinema. All'ingresso ci hanno dato degli occhialini con le lenti bicolori. Erano per guardare il film, ha detto la cassiera. "Ma io ci vedo benissimo" ho detto. "Questi sono per vedere tridimensionale" ha detto la cassiera. "Ehi, che vuol dire, io vedo già tridimensionale" ho detto. Armenia mi ha dato una gomitata, il che vuol dire che devo stare zitto. Oppure che semplicemente mi vuole dare una gomitata. Io sono stato zitto.
In pratica, funziona così, che il film lo filmano un po' a cazzo, tutto sfocato, cose così. Poi ti danno degli occhialini che ti fanno venire il malditesta e ti fanno vedere un po' tutto il mondo a cazzo, coi colori sballati. Gli occhialini in pratica livellano la realtà su un piano mongoloide, così anche le immagini di un film, che di solito sono in due dimensioni e dunque spastiche rispetto alla realtà, diventano credibili quanto la realtà. Chiaro, no.
Dopo il cinema siamo andati in pizzeria.
– Il bello dei film tridimensionali è che ti fanno apprezzare la realtà. Cioè, chi ci pensa mai che la realtà è tridimensionale? Roba da matti no? Il fatto che tu sia tridimensionale è fantastico, voglio dire.
- Ok Jimmy, immagino che questo sia un complimento, che ne dici però di toglierti quegli occhiali adesso? Siamo usciti dal cinema un'ora fa.
- Stai scherzando. Non me li tolgo neanche per idea. Ehi, hai visto questa pizza? Sant'iddio, le acciughe sono verdi! E si muovono!
Il film era la storia di un uomo che nella vita lotta per diventare qualcuno, e alla fine ci riesce. In 3D.

13 maggio 2009

In coda

Ieri volevo vedere da vicino Domenico, mio figlio. Se ne stava zitto zitto attaccato al muro, sopra la mia testa, mentre stavo guardando la lavatrice, la gente troppo spesso guarda solo la televisione, ma anche la lavatrice è un elettrodomestico niente male da guardare. C'è azione, colore in movimento, vari programmi, tutti molto interessanti, e poi la centrifuga, figata totale. Stavo guardando la lavatrice dunque, quando mi sono accorto di Domenico, sul muro, mi è venuta voglia di guardarlo più da vicino. Allora ho allungato piano due dita, l'ho acchiappato per la coda. Ma lui ha cominciato a divincolarsi, mi sono un po' spaventato. Ho cominciato a scrollare il braccio per calmarlo, c'è stata una microcolluttazione e credo di averlo sbattuto da qualche parte, non mi ricordo bene. Sta di fatto che alla fine sono rimasto con la sua coda in mano e lui non c'era più. Sono sbiancato. E adesso chi glielo dice a sua madre, che ho staccato la coda a mio figlio. A Domenico. Ho cominciato a cercarlo da tutte le parti. A chiamarlo. "Domenico, Menicuccio, dove sei? Qua, qua". Niente. Con la sua coda in mano. Poi mi sono ricordato che probabilmente i gechi fanno parte della stessa famiglia delle lucertole, probabilmente pure ai gechi ricresce la coda, mi sono tranquillizzato.
Per calmarmi ho messo su la cassetta puliscitestine, mentre faceva sera. Sembrava di ascoltare il fruscio del sole che si spegne, piano piano, sfrigolando. Ho pensato: quanto della coda di un geco ricresce? Quanto in su posso tagliare un geco perché la parte tagliata ricresca, e invece non muoia il geco? Posso tagliarlo a metà? La metà mancante dopo ricresce? E se sì, quale ricresce? Quella anteriore o quella posteriore? Perché è la coda a ricrescere, e non il resto del corpo a partire dalla coda staccata? Che cos'ho che non va?
Rispondetemi.

11 maggio 2009

La soluzione finale

Comunque io ho un modo per far sì che non ci sia più un clandestino che sia uno in questo Paese. È facile, basta fare una legge che stabilisca che chiunque entra in Italia ottiene automaticamente la cittadinanza. Così in un colpo solo spariranno tutti i clandestini e le persone potranno stare tranquille nei loro salotti a guardare le televisioni, senza la paura e/o il timore che ci siano clandestini in giro per le strade della sua città.
E anche questa è risolta, andiamo avanti.