Su un'asta giudiziaria online ho comprato un terminale fax, perché ho pensato che nella vita ho bisogno di una svolta tecnologica, ed è da quando sono piccolo che desidero poter inviare e ricevere fax, internet ormai ce l’hanno cani e porci, ma vuoi mettere il fax? Roba da élite. Così adesso ho il fax, appoggiato sul monticello di terra che ho in casa, e sembra una specie di totem, una divinità. Ho il fax e posso mandare i fax, ma a chi li mando? Non conosco nessuno che ce l’ha, oggi come oggi. Ho chiamato Ermete e gli ho proposto di comprarne uno, mi ha risposto col cazzo, e poi lui comunque in casa non ha l’elettricità. Gli ho chiesto come faceva allora a ricaricare il cellulare, e mi ha detto che va tutti i giorni in biblioteca e usa le prese della biblioteca. Allora gli ho chiesto di informarsi in biblioteca se magari avevano il fax, così potevo mandargliene uno. Lui mi ha risposto che si informa. Nel frattempo, quello che posso fare è far stampare dei biglietti da visita con ...
Ieri ho scambiato due parole col postino, che mi ha recapitato una raccomandata, che io però ho rifiutato perché non mi piacciono le raccomandazioni. In particolare il postino ha condiviso con me una riflessione nata da anni e anni di citofonate per farsi aprire la porta. Secondo il postino, la gente quando risponde al citofono chiedendo “chi è?” sbaglia l’intonazione. Mette l’accento sull’“è”, e la domanda suona sempre come: chi osa “essere”?, chi si permette di esistere? Quando invece sarebbe una domanda innocua, volta a conoscere l’identità di chicchessia. E allora bisognerebbe mettere l’accento sul “chi”, domandare: “Chi, è?” Ma forse invece è giusto così, forse sotto sotto la gente non si capacita del fatto che qualcuno si ostini a esistere, a stare al mondo, a fare cosa poi. Poi ci sono quelli che al citofono rispondono “Sì?”, cosa che paralizza il mio nuovo amico postino. Lui di solito conferma, ripetendo sì, e il dialogo allora si svolge di solito in questo modo: – Sì? – Sì! – ...